Per l'invio di EP, demo o full-length contattatemi a questo indirizzo: marco-gattini@hotmail.it

lunedì 29 aprile 2013

No Consequence - Io






Year: 2013
Genre: Progressive Metalcore
Label: Basick Records
Sounds Like: Periphery, The Haarp Machine
Sentence: A wonderful travel (9)

Dopo ben 4 anni ritroviamo, con mio grande piacere, gli inglesi No Consequence che si ripresentano nel panorama del metal mondiale, forti di aver già dato solide conferme con "In The Shadows of Gods". Devo dire che se mi avessero detto che dovevo aspettare 4 anni per ascoltare una perla del genere, avrei risposto che ne avrei aspettati anche 5 o 6 per quanto ne vale la pena. Questi anni sono serviti per crescere, per maturare, per perfezionare il sound e per imballare questo ottimo prodotto che oggi andremo bene o male ad analizzare. Ragazzuoli ve lo dico prima di cominciare: abbiamo davanti a noi forse il migliore disco che questo 2013 ci possa regalare. Sprazzi di Djent alla Periphery, classico Metalcore con tanto di breakdown e riff pieni di scanalature, vocal che si sà misurare sia sul pulito che sul growl senza perdere fiato, chitarre avvolgenti che ti prendono sia sui riff distorti che su quelli puliti e non ti mollano fino alla fine dell'album. Sono davvero rimasto a bocca aperta davanti a certe melodie mescolate con la giusta enfasi che la band in questione sà offrirci in maniera esemplare. Devo dire che la Basick Records ha avuto la giusta illuminazione e saggezza nell'ingaggiare questi ragazzi e dar loro la possiblità di rilasciare un disco del genere. Non citerò tracce, dato che dischi come questi vanno sentiti dall'inizio alla fine, tutti d'un fiato, senza badare traccia per traccia. E' incredibile quante influenze e generi presenti; talmente tanti che lo rendono bello per questo. Ascoltarlo sarà come fare un lungo viaggio emozionante in cui non ci si annoia mai, dove non si perde mai la consapevolezza di dove ci si trova, ma al contrario si viene trascinati da un vortice che presenta molte influenze, che prese singolarmente risultano molto diverse, ma...in questo caso la differenza non si noterà per nulla. Pensando al futuro, spero vivamente che il sestetto in questione non si sputtani con il terzo lavoro, anche perché rimanere a certi livelli non sarà facile. Che dire di più? Quando si sente qualcosa di bello bisogna dirlo! Senza badare a essere troppo contenuti. Basta elogiare le solite band americane (non faccio nomi) che dopo aver sfornato 1/2 dischi decenti, finisce nel fare roba sempre più sentita e con sempre meno passione e potenza emotiva. Sono band come i No Consequence che meriterebbero più appoggio e più supporto da ascoltatori medi di Metalcore/Deathcore e Djent. (UK-America 1-0) Detto ciò, chiudo dicendo che dovete assolutamente prestare un ascolto a questo "Io" e vedrete che non ve ne pentirete.

-Marco





venerdì 26 aprile 2013

Guttural Secrete - Nourish The Spoil





Year: 2013
Genre: Brutal Death Metal/Slam/Grindcore
Label: Brutal Bands
Sounds like: Devourment, Suffocation(old), Vulvectomy
Sentence: So brutal! (8)

Per un amante del Brutal Death Metal/Slam i Guttural Secrete sono un sinonimo di sicurezza, ed ecco che da Las Vegas con furore partoriscono il loro secondo album "Nourish The Spoil". Subito salta all'occhio la copertina, normale per gli amanti del gore/splatter ignorante e inguardabile per il resto del mondo. Ad un primo ascolto può sembrare tutto uguale, solita voce da cookie monster sotto anabulizzanti, batteria che trivella il cervello dall'inizio alla fine, basso distorto fino a livelli inconcepibili e chitarra con un'accordatura talmente bassa, che fa dire alle corde "quasi quasi me ne torno nella bustina al calduccio" E INVECE NO. Il sound presenta una tecnica ignorante; di slam monotono quà non ce n'è, roba da intenditori si fa per dire; l'album si apre con "Inhaling Corpulency" che si presenta con una intro presa da chissà quale pellicola cinematografica sperduta, dove si parla di stupri e roba analoga per diversi secondi, per poi esplodere in un'universo di riff intricati evitando i classici "zero" della sesta corda da gruppo semi-broodal, ma al contrario, dimostrando che la tastiera della chitarra, forse più di un tasto ce l'ha. Continui cambio di tempi da parte della batteria che ci fanno dondolare la testa come se fossimo un gruppo di piccioni ubriachi. "Stainless Conception": eiaculazione in 3:10 proprio come in un film a luci rosse con un'inizio violento e brutale degno di "Brazzers" (dai non posso essere l'unico a conoscerlo) per poi rallentare verso la parte finale, quà la batteria (sopratutto la grancassa) domina sparandoci un simpatico tappetto che ci mitraglia l'orecchio e che passa direttamente dalla quinta alla prima senza nemmeno scalare. A seguire abbiamo "Serrated Impurities" pezzo che suonato live non lascia sopravvissuti, quà i limiti di velocità non ci sono, le voci gutturali del sig. Jeremiah Blue Jensen non perdonano abusando di pig squeals e guttural growl a manetta!(John Gallagher ne andrebbe fiero) Quà la chitarra sale e scende fischiettando pure lei e dando la sua sporca e putrida figura. La title track dell'album, come ogni title track che si rispetti è la più catchy di tutto il disco: continui cambi di tempi da far implodere la testa all'ascoltatore inesperto, abuso di gravity blast (vi sfido a non schiaffeggiare l'aria al primo ascolto) forse un po' troppo caotica, ma alla fine è Brutal Death che ci posso fare! Inoltre le alternanze di breakdown e blast beat vi faranno venire il torcicollo che è una meraviglia. "Deadened Prior To Coitus" vi sorprenderà: un arpeggio di chitarra e basso così oscuro (addirittura semi melodico attenzione!) seguito da un tappetto di doppia cassa che vi manderà al settimo girone dell'inferno. Chitarre che ricordano i Cannibal Corpse di "Bloodthirst" con riff macina sassi che vi corrodono l'anima fino a ritornare all'arpeggio iniziale condito con grugniti da far invidia ad un cinghiale selvatico. "Copropholic Asphyxia" è una poesia volgare che si sposa perfettamente con il seguito della canzone, molto slam con piccole ma essenziali mitragliate che  non vi faranno pentire l'ascolto, con una struttura ormai abusata da molti altri gruppi slam/grind. "Truncation Engagement": la penultima di questo album, è all'insegna della necrofilia e della coprofagia, argomenti must di questo sottogenere malsano. Questa a differenza delle altre è 100% brutal: nessun breakdown, dall'inizio alla fine, si viaggia a 666km/h e si arriva a destinazione senza orecchie. "Voyeuristic Engament" dovrebbe essere illegale da suonare in live, il trionfo del male e del putridume made in USA, questa massiccia massa di riff da pestaggio vi istigheranno a istinti omicidi di non poco conto (se proprio ve la dovete ascoltare è meglio farlo da soli, quà le coltellate volano come i piccioni a Milano). Ed eccoci all'ultima tappa di questo viaggio malsano all'insegna di tutte queste sopracitate argomentazioni: "Clotting The Vacant Stare" che vi darà l'idea di come il gruppo si sia evoluto tecnicamente con un interludio acustico alla "Vital Remains" (Dave Suzuki ci manchi molto) ma ovviamente di assoli neomelodici quà nemmeno l'idea, si sprofonda in un break down sotto steroidi che vi catapulterà in ambienti ospedalieri claustrofobici circondati da chissà quanti psicopatici. Sorpresina della canzone è l'atmosfera triste che racchiude questa traccia raccontata da grugniti incomprensibili che piano piano si affievoliscono chiudendo con pezzo di musica classica, sì avete capito bene, musica classica! E dopo questa notizia flash, miei cari spettatori, buona notte e buone botte.


-Billy Repalam



mercoledì 17 aprile 2013

Vow of Thorns - Forest Dweller






Year: 2013
Genre: Post Black/Doom Metal
Label: Independent
Sounds Like: Alcest, Agalloch
Sentence: Alcest and Agalloch have had a baby (7,5)

Immaginate che gli Agalloch e gli Alcest abbiano un figlio e come risultato avrete i Vow of Thorns. Questa band semi-sconosciuta (se non del tutto) debutta nel 2013 con il suo primo ep "Forest Dweller". All'inizio questo progetto era partito come Black Metal, ma poi ha subito delle variazioni a causa delle vaste influenze dei componenti e così questi ragazzi hanno iniziato a fare un genere che è un perfetto connubio fra il Post Black degli Alcest e il Doom/Black dei primi Agalloch. Uno degli elementi che sicuramente rimanda al loro genere di partenza è la voce: molto acida e graffiante, quasi sempre in scream, con qualche momento in growl; i riff, invece, sono di carattere Post Black con sfumature tipiche del Doom, con una componente solistica non male, costituita da assoli molto semplici, ma comunque di grande impatto. Ma ora passiamo alla tracklist. Questo ep si apre con "To The Uknown", senza dubbio una delle migliori tracce, la quale si apre con un arpeggio molto melodico e con la presenza del feedback dell'altra chitarra ( tipico dello shoegaze ) per poi  in seguito, assumere le sembianze di una qualunque canzone degna dei gruppi prima citati, per poi far subentrare riff distorti di tipica fattura Doom. Un'altra traccia degna di nota è la title track "Forest Dweller", la quale si apre, esattamente come la precedente, con un riff molto melodico e pieno di tristezza e malinconia che, una volta entrata la voce ad accompagnare il tutto, fa gelare il sangue, con una ritmica a dir poco meravigliosa, capace di comunicare tanti sentimenti diversi in un unico pezzo. Per quanto riguarda le ultime 2 canzoni, somigliano abbastanza alle altre, anche se, in "Wood Drenched Epitaph", sono presenti più elementi che rimandano al Black e allo Shoegaze. In conclusione questo è decisamente un buon lavoro,che consiglio caldamente a tutti i fan del genere e che mi riempie di buone aspettative per un futuro full-lenght.

-Alessio



lunedì 15 aprile 2013

Devourment - Conceived in Sewage






Year: 2013
Genre: Slam/Brutal Death Metal
Label: Relapse Records
Sounds Like: Vulvectomy, Defeated Sanity, Incantation
Sentence: I see worms crawling! (7,5)

Ecco che ritornano i Devourment con il loro quarto parto, "Conceived in Sewage". Notiamo subito a  differenza dei lavori passati, un mutamento del suono, che passa da quel putridime "sporco" a un sound molto più nitido, dove possiamo tranquillamente distinguere i riff di chitarra e soprattutto per quanto riguarda il vocal, seguire i testi senza perderci. Anche se questo non si significa che il lavoro ottenuto sia meno brutale  e putrido, affatto, questi ragazzi di Dallas tornano più incazzati di prima e pronti a bruciare timpani con le loro sonorità estreme, tipiche dello slamming BDM! Come dimenticare episodi viscerosi come "Molesting the Decapitated" e il successivo "Butcher the Weak"? Bene, dimenticatevi in parte questi due aborti e pensate che la band in questione è arrivata  ad assomigliare agli ormai noti Incantation, mantenendo ovviamente qualche caratteristiche nel sound dei vecchi lavori. A voi il parere di giudicare questo "cambiamento". Ma come ostacolo più grande ci sono una produzione "chirurgica" cioè troppo curata per essere un album Slam e l'assenza completa dei classici gutturali, ma l'uso del semplice growl a volte allungato, ma che comunque sia non raggiunge l'incomprensibilità! Per quanto riguarda le chitarre, c'è subito da dire che non esagerano in fatto di rallentamenti animaleschi, ma al contrario il riffing presenta più foga e più presenza. Brano dopo brano, l'ascoltatore verrà catapultato in una carneficina di chitarre che sembrano tagliare pezzi di carne umana con la loro accordatura molto bassa e con il palm-muting ripetuto a ruota. Come inizio "Legalize Homicide" è un ottimo antipasto, ma secondo me i momenti migliori del disco li potremo apprezzare con la title track, che presenta una intro molto macabra e con l'ultimo tassello "Parasitic Eruption"; qual modo migliore di tirare le catene e chiudere la porta ad una carneficina del genere? Anche se, le tracce che ho citato sono frutto di un parere puramente soggettivo, nel complesso i brani sono tutti validi, ai limiti della mediocrità e per goderselo a pieno vanno sentiti tutti. E per finire, tirando le somme dico che se vi piace il genere proposto, ovvero se siete dei maniaci di queste sonorità basse ed estreme e malati mentali che adorano copertine del genere (come il sottoscritto) fatelo vostro che con più di un'ascolto per assemblarlo può veramente piacervi. Altrimenti se non vi piace il genere smammate, perché questa è roba per veri intenditori.

-Marco


domenica 14 aprile 2013

Dark Sermon - In Tongues





Year: 2013
Genre: Metalcore/Deathcore
Label: US: eOne / Good Fight | EU: Nuclear Blast
Sounds Like: August Burns Red, Whitechapel
Sentence: It could be better (7,5)

I Dark Sermon, una delle tante band della NWOAHM, debuttano nel 2013 con il loro primo album: "In Tongues". Prima di iniziare ad analizzare scrupolosamente il disco in sé è d'obbligo porsi una domanda: "I Dark Sermon sono "diversi" rispetto a tutte le altre migliaia di band che suonano lo stesso genere?" Tenetela bene a mente, perché vi risponderò non appena avremo snocciolato il disco in ogni suo particolare. Cominciamo col dire che questi ragazzi sono ben preparati tecnicamente: il cantante ha una voce potentissima, i 2 chitarristi sanno esattamente quello che fanno sia per quanto riguarda i riff che per quanto riguarda gli assoli (di ottima fattura) e ogni tanto si sentono anche dei stacchi di basso niente male (cosa rara in gruppo del genere); ma ora passiamo alla tracklist. L'opera si apre con "The Shepherd's  Staff", una traccia abbastanza buona, che inizia con un growl e delle rullate di batteria e procede sulla classica linea di una qualunque canzone Deathcore o Metalcore che si rispetti, senza dimenticarsi degli immancabili breakdown. Da qui in poi l'album non varia molto, rimane sempre su quello stile, tant'è che a volte è un po'difficile capire quando si passa da una canzone ad un'altra, quindi non c'è esattamente un pezzo che sia migliore rispetto ad un altro eccetto forse per la title track, "In Tongues", che si apre con un urlo quasi malinconico e procede con dei gran bei riff melodici, mentre il vocalist esprime una potenza straordinaria dal suo cantato pieno di emozione e sostanza. In sostanza, per rispondere alla domanda che ci siamo posti all'inizio della recensione: "No, non sono diversi, ma sicuramente sanno quello che fanno". I Dark Sermon, infatti, pur non essendo molto originali nel sound, hanno fatto un buon disco Deathcore/Metalcore, che però non spicca il volo per via dei punti sopracitati. Insomma, se siete fan del genere sicuramente vi piacerà, ma se cercate un lavoro "nuovo" che si differenzi dagli altri, l'album in questione non fa per voi.

-Alessio






mercoledì 10 aprile 2013

SpermBloodShit - The Tourette's Syndrome






Year: 2013
Genre: Grindcore/Death Metal/Punk
Label: Coyote Records
Sounds Like: Anal Cunt, Mortician
Sentence: South Park is the way! (7)

Spermbloodshit: un nome, una garanzia, uno di quei gruppi da non prendere sul serio perchè neanche loro si prendono sul serio. Influenze che vanno dal death metal, grindcore e punk (non vi ricorda nessuno eh? se vi dico fighe anali non vi rimembra niente?)  Questo gruppo di italico furore è stato partorito a Pescara ed è giunto al secondo aborto: "The Tourette's Syndrome". Detto ciò facciamo questo viaggetto in quest'atmosfera che profuma di feci, lolite giapponesi perverse, liquido seminale e Gianni Morandi. L'album si apre con "The Tourette's syndrome" che ha come intro una conversazione di South Park con il nostro beneamato Eric holegrossagrosse Cartman; canzone punkeggiante e grindeggiante, con tupa tupa e blast beats alternato, come le loro linee vocali pulite e growleggianti. Abbiamo "Womenburger", la mia preferita del cd, tendente allo slam e al grindcore, sempre con questi cori alla A.C. di grande effetto. "Eau De Sperm" (per gli ignoranti acqua di sperma) ha una intro che ricorda la leggendaria "raped by elephants" dei Torsofuck canzone breve ma intensa come una sborrata orientale. "Ha-emo-rrhage" ricorda leggermente i Municipal Waste con queste ritmiche quasi divertenti per poi cadere nei blast più ignoranti condito con i cori tipici alla A.C. & co. "Cirque du soleil" presenta pure un breakdown e delle vocals che Wili Rahmer (Mortician) approverebbe. E poi LEI, IL TRIBUTO, L'ELOGIO al grande purtroppo defunto (GAY direbbe lui) Seth Putnam chiamata "Seth Putnam's death is Gay". Ma siamo italiani no? E quindi mettiamoci una intro in italiano! Frenzied Surgeon fa per voi amici miei, con una parte di basso e batteria per gli amanti del punk nostalgico. "Stupid Werefolf" presenta la solita intro non-sense con Beavis & Butthead, per poi trascinarci in una canzonetta thrash/grind. Oltre ad una cover dei Chronicle Diarrhoea abbiamo "It's Raining Sperm" (stavolta la intro non ve la svelo la scoprirete voi) canzone spinta grindeggiante con riff che ricordano il death metal ignorante e putrido di una volta. "Cheesing" è la traccia numero 11 con il nostro Eric Cartman che ci presenta la canzone; una canzone tranky come si dice al giorno d'oggi con un breakdown che sa di Devourment. E poi l'ode all'uomo più grindcore/slam d'Italia: signori e signore Gianni Morandi: The Italian Coprophagist presentata da South Park e accompagnata con un riff centrale di chitarra molto catchy e per niente volgare (a differenza dei testi); una canzone che forse qualche siciliano può trovare fastidiosa (che sia quello lo scopo?). "Donkey Sex" si presenta con una intro alla Incantation, molto doom che poi dopo una rullatina prende velocità alternandosi tra gli Anal Cunt, i Torsofuck e i Mortician. "Polynesian Cannibal Holocaust" è roba da veri amanti del noisecore/punk hardcore: cantato divertente e gridato che diventano un conato unico di parole incomprensibili. L'ultima canzone dell'album con un'introduzione che mi ha fatto rotolare per terra a ridere come un idiota sotto allucinogeni: "You've got two testicles in your throat" conclude questo elogio alla coprofagia, necrofilia, ai porno giapponesi, alla zoofilia tutto di stampo italiano. Roba per soli amanti dello slam, goregrind, noisecore.

-Billy Repalam





lunedì 8 aprile 2013

The Modern Age Slavery - Requiem For Us All






Year: 2013
Genre: Deathcore/Death Metal
Label: Pavement Records
Sounds Like: Oceano, Thy Art Is Murder, Withechapel
Sentence: Devastating! (9)

Riposino in pace questi 5 anni, i The Modern Age Slavery Sono tornati! Ebbene sì, 5 fottuti anni sono passati dall'ultimo lavoro dei TMAS(Damned To Blindness), che  rispetto a questo "Requiem For Us All" risultava essere meno tecnico, più marcio ma soprattutto con un pizzico di personalità in più. Al contrario il loro secondo lavoro risulta avere tutti i componenti per aggiudicarsi un buon posto nella classifica dei migliori album del 2013! Tecnica, qualità, compattezza, precisione ed incisitività fanno di questo album un lavoro da ricordare in eterno. Il tutto si apre con la title track, che è uno dei pezzi forti dei nostrani, poi troviamo "The Dawn Prayer" con un assolo coinvolgente e spettacolare. Altri brani che mi sento il dovere di citare sono "The Silent Death of Cain" con la partecipazione di Tommaso Riccardi(Fleshgod Apocalypse) alla voce, "Requiem To my Nation" in cui un riff delizioso accompagna delle clean vocals molto inquietanti ed  infine "Arise" la cover dei Sepultura fatta in versione deathcore, a dir poco spettacolare. L'album scorre benissimo, basta uno massimo due ascolti per assemblarlo e capirlo fino in fondo. Detto ciò consacro quest'album come la miglior scelta Deathcore di quest'anno. E con mio grande piacere codesta proviene dall'Italia, anche se qui si parla di metal mondiale e non solo del nostrano.(Italy 1 - America 0) Chiudo la review con una precisazione; vi prego, non fateci aspettare altri 5 cazzo di anni per la vostra prossima perla.
p.s. uno degli artwork più ganzi che i miei occhi abbiano mai visto.

-Marco




venerdì 5 aprile 2013

XCIII - Like a Friend in a Cloud






Year: 2013
Genre: Death/Doom Metal
Label: Naturmacht Productions
Sounds Like: My Dying Bride, Cult Of Luna, Opeth
Sentence: Classic but good (7,5)

A distanza di 3 anni dall'Ep d'esordio, i tedeschi XCIII ci propongono il loro primo full-length; 48 minuti di puro Death-Melodic e Doom metal. Comincerei col dire che il lavoro è di ottima produzione, anni luce avanti all' Ep che era molto più grezzo. Ma non perdiamoci in chiacchiere, ed analizziamo la tracklist di questo oscuro e viscerale disco dal titolo "Like a Friend in a Cloud". Ad aprire la danza macabra dei XCIII si presenta un inquietante e desolante traccia di pianoforte, dal nome "Rèverie Nocturne" (tra l'altro mi ha sorpreso molto perché pensavo sprofondasse dopo una manciata di secondi, nei ritmi più infernali) che si presta come un vero e proprio cerimoniale per seguire la seconda traccia "Bal Macabre", che incombe con le sue minacciose campane  e si presenta come una processione di individui senza volto. Già da questa traccia si carpiscono le influenze di band Death-Doom come "My Dying Bride" e soci. Per quanto riguarda le tastiere, queste hanno un'impronta più epic-metal stile Nightwish, invece è molto adeguato l'uso del doppio pedale (di cui molte band dello stesso genere ne abusano parecchio). Poi veniamo proiettati alla terza struggente traccia dal titolo "Hibernal Sadness" e quà come ingredienti troviamo gli stessi della seconda traccia ma con una spolverata Death/Black in più e con un riferimento doveroso ai Children Of Boodom (quando non vanno a 170 bpm) e Cradle Of Filth (quando l'ulcera di Dany si fà sentire meno). "Featheress", la quarta traccia, che si apre con una intro seguita dall'immancabile piano come nella prima traccia ci propone melodie varie che stonano a tratti con il sound complessivo. La quinta traccia, pseudo post-rock "Autumns Call Abile" è la scelta di mezzo, molto azzeccata secondo me dato che ci regala molta orecchiabilità, proprio quando il disco stava diventando una mazzata! Tra rumori di pioggia e di natura boschiva, arriva "Perpetual Place" la sesta traccia che sembra omaggiare in tutto e per tutto a Mikael Åkerfeldt ed a i suoi Opeth ed subito dopo troviamo "Bal Macabre-Epilogue", cioè l'epilogo di "Bal Macabre" che potevano anche risparmiare, ma tralasciamo. Cosicché arriviamo all'ultimo brano, la title track che omaggia sempre agli Opeth ma in maniera più cattiva e onirica di "Perpetual Place". Passando alle conclusioni; se vi piace il genere potreste trovarlo molto piacevole, ma l'ascolto integrale risulta pesante già alla quinta traccia e di nuovo alla settima traccia, mentre di Doom c'è veramente poco e niente; tastiere monotone, chitarra troppo moderna e dietro le quinte e basso che risulta impercettibile, cosa che in un album che presenta il Doom come genere, non dovrebbe neanche esistere.

-Pootchie




mercoledì 3 aprile 2013

Darkthrone - The Underground Resistance






Year: 2013
Genre: Black'n'Roll/ Crust Punk
Label: Peaceville Records
Sounds Like: Motorhead, Iron Maiden, Venom
Sentence: Not original, but good (6,5)

Correva l'anno 1991 quando dei ragazzi norvegesi pubblicarono il loro primo full-lenght: "Soulside Journey". Da lì in poi la formazione, composta da Nocturno Culto, Fenriz e Zephyrous, annoiata dal Death Metal, decise di fare una svolta stilistica, ovvero decisero di passare al Black Metal, un genere che stava diventando sempre più popolare anche grazie a gruppi come Euronymous e Mayhem e  soprattutto, grazie all'Helvete e al celeberrimo Inner Circle fondato da lui stesso. I lavori pubblicati dal gruppo dal 1990 al 1995 come "A Blaze In The Northern Sky", "Under A Funeral Moon" o "Transilvanian Hunger" sono diventati dei veri e propri capolavori del genere che ogni blackster dovrebbe conoscere. Dal 1995 in poi, come spesso succede d'altronde, il gruppo perse originalità e cominciò una sorta di declino. Verso il 2000 ci fu un'ulteriore svolta stilistica, infatti già con "The Cult Is Alive" Nocturno Culto e Fenriz introdussero degli elementi Crust Punk sempre più evidenti col passare delle uscite, finché il passaggio non avvenne del tutto con "Circle The Wagons" (il quale di Black ha poco e niente) e l'album che andremo a recensire oggi: "The Underground Resistance". Questo disco non è altro che il seguito del già citato "Circle The Wagons"; semplicemente un altro album Heavy con  spunti riconducibili al Crust Punk, ma vi posso assicurare che, nonostante non sia assolutamente un lavoro paragonabile alle glorie passate, è sicuramente di buona fattura. Ma ora passiamo ad analizzare la tracklist. L'album si apre con "Dead Early", un brano con riff molto Heavy Metal e decisamente influenzato dalla NWOBHM, insomma è in puro stile Iron Maiden; in seguito troviamo "Valkyrie", probabilmente una delle migliori tracce del disco, che colpisce per la sua intro molto melodica ed emozionante e i riff semplici, ma di impatto. Un'altra traccia che merita di essere citata è la terza "Lesser Men", la quale contiene dei riff che ricordano vagamente i tempi di "Soulside Journey", proprio come "Come Warfare, The Entire Doom", sia per le parti di chitarra che per la voce. Oltre a queste canzoni non ce ne sono state altre che mi hanno colpito particolarmente, anzi, ascoltando alcune tracce provavo fastidio, probabilmente anche per via della voce molto poco azzeccata e di qualche riff un po' troppo abusato. In conclusione questo non è un cd complicato da ascoltare, anzi, tutt'altro ... è solo un lavoro "diverso" dai Darkthrone che conosciamo, che va apprezzato per quello che è. In questo album sono anche presenti dei riff che, nonostante non siano particolarmente originali, sono sicuramente più che accettabili. Purtroppo però ci sono delle grosse pecche nella voce, soprattutto quando Nocturno Culto cerca di toccare tonalità troppo alte per lui, in cui stona un po' ed inoltre ci sono delle canzoni che forse durano un po' troppo, come "Leave No Cross Unturned" (13 minuti) e "Come Warfare, The Entire Doom" (8 minuti). Comunque per il resto è un lavoro pienamente godibile da chiunque, ma badate bene che prima di ascoltarlo dovrete levarvi dalla testa il fantastma dei Darkthrone del passato, altrimenti non vi piacerà per niente.

-Alessio


martedì 2 aprile 2013

The Ocean are coming...

Altra uscita importata di quest'anno, i The Ocean con Pelagial, godetevi la traccia che hanno rilasciato.


lunedì 1 aprile 2013

Suffocation - Pinnacle of Bedlam






Year: 2013
Genre: Brutal Death Metal
Label: Nuclear Blast
Sounds Like: Hate Eternal, Suffocation
Sentence: Accepted for what they are! (7)

Ed eccomi quà a recensire una delle mie band preferite in assoluto, i Suffocation! Ormai non più
giovanissimi, i padri del Death Metal tecnico tornano in studio per offrire a tutti i loro fans un nuovo lavoro, Pinnacle of Bedlam. Partiamo dal presupposto che quando band storiche tornano in studio dopo aver sfornato album che sono l'apice del genere che fanno, la maggior parte dei fans, scettici che potrebbe essere un buon disco, lo giudica subito in negativo, dando pregiudizi che nella maggior parte dei casi non stanno neppure in piedi. Ma tralasciando episodi come i Morbid Angel con "Illud Divinum Insanus", l'album in questione è tutto da vedere! Allora, eravamo rimasti a "Blood Oath" album che mostrava partiture più groovy e moderne tipiche del Deathcore, con riff più semplici e tempistiche moderate, cose che voi fans di vecchia data avete "ovviamente" criticato, perché non vi evolvete dal punto di vista musicale e non accettate neppure se una band come i Suffocation, dato che siamo nel XXI secolo, presenti del suond moderno nel suo arsenale! Vabbeh, problemi vostri. Comunque sia e aggiungerei per vostra fortuna, gli americani in questione sono tornati con un nuovo lavoro estremamente tecnico e brutale fino al punto giusto. E' incredibile come Terrance Hobbs e Guy Marchais creino riffs così ultratecnici dopo 25 anni di carriera nel campo del Death Metal! Ma entriamo nei particolari e analizziamo il disco per quello che è in verità.  Già dall prima traccia "Cycles of Suffering" veniamo catapultati in quel che prima cercavo di farvi capire, ovvero riff ultratecnici e assolo mozzafiato, mentre il drumming di Dave Culross mantiene il passo senza problemi e si rende anche più vario di quello di Smith. Passiamo poi a "Purgatorial Punishment" altro brano pieno di tecnicismi e cambi di tempo assurdi. Nel complesso troviamo ancora alcuni break-down tipici del Deathcore anche se a differenza dei Cryptopsy di oggi sembra nulla. Seguiamo con "Eminent Wrath" uno dei migliori insieme alla title track, con un inizio dove le chitarre viaggiano su sweep travolgenti e il tutto viene seguito da un gran ritornello, tipico dei vecchi Suffocation. "As Grace Descends" presenta riff abbastanza thrash, anche se quelli tecnici non mancano neanche qui. “Sullen Days” è la prova che i Suffocation non sono più chitarre distorte e batteria a 240 bpm, ma sanno anche offrire un intro di chitarra pulita senzazionale! Procediamo poi con la tanto attesa title track, che se devo descrivere con un aggettivo, direi "completa", riff che ti prendono, assolo da paura e finale azzeccatissimo. Infine troviamo 4 brani che non sono tutto questo che e mi hanno fatto storcere un pò il naso, visto che fino alla title track l'album mi stava piacendo davvero molto! Quindi reputo Pinnacle of Bedlam un buonissimo lavoro, sfornato da un'altrettanto (ancora) buonissima band. Ascoltatatelo se siete amanti dei tecnicismi e dei lavori elaborati. Per quanto riguarda gli scettici, consiglio un ascolto per far capire loro che i Suffocation nonostante siamo nel 2013, spaccano ancora i culi! Ribadisco il mio dispiacere per il finale, perché se si attenevano ai 6 brani precedenti parlavamo di uno dei migliori dischi Death dell'anno.

-Marco