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lunedì 20 maggio 2013

Divided - Es Diaboli (EP)






Year: 2013
Genre: Technical Death Metal
Label: Satanath Records
Sounds Like: Spawn of Possession, Origin
Sentence: Brutal but angelic (7.5)

Dopo aver sfornato un album che rimarrà nella storia della band, "To Have Nothing", i giovani ragazzi di Belarus tornano dopo un anno con questo Ep fresco fresco di stagione dal nome "Es Diaboli". 10 brani molto tecnici e brevi in cui i Divided vogliono farci intuire come sarà il prossimo full- length. Tutto ha inizio con una intro tipica loro, con i famosi cori che avevano reso l'album  precedente un master. Poi seguiamo con "Dulcis Memoria" brano tipico del loro Technical Death, con  synth a manetta e finale con trombe e cori, una meraviglia. Dopo queste due perle, ci troviamo davanti 2 brani molto simili e tipici della band in questione, ma subito dopo ripartono con un brano "Tormenta Aeterni Cruciatus" tutto da seguire. Uno spacco che a mio avviso non fa una piega.  "Panis Angelicus" con una ritmica molto catchy da seguire e "Tantum Ergo" sono altri 2 brani di breve durata che assomigliano molto al sound complessivo dell'Ep. Ma poi troviamo "Chorus Angelorum", che a mio avviso è l'apice dell'Ep. Brano con un inizio molto misterioso che viene accompagnato subito da un riff alla Schuldiner, mentre in sottofondo si sentono delle urla e degli strani rumori che danno al pezzo un'enfasi magnifica. Beh, una cosa è ovvia, i Divided non riusciranno mai ad annoiarci in questo Ep, dato che quando stanno per diventare troppo monotoni e piatti, ci offrono perle come questa "Chorus Angelorum" che per staccare è un ottima scelta. E per finire abbiamo, "O Salutaris Hostia" e "Ave Verum Corpus", nulla da dire, altri 2 brani che dopo (scusate la ripetizione ma merita troppo) "Chorus Angelorum" ci stanno da Dio. Non fraintendetemi per quanto riguarda il sounds like, dato che i Divided hanno uno stile tutto proprio e raramente assomigliano ad altre band, anche se tra le principali del Technical Death potremmo trovare elementi simili, anche se c'è molto da cambiare per arrivare ad un sound del genere. Bene, i Divided non ci deludono, dopo due full-length, ci donano questo Ep dai suoni angelici, che ricorda i Death più tecnici e solo per questo non si può giudicare in negativo. Tuttavia è solo un Ep che dura complessivamente 25 minuti circa, anche se a me ha lo stesso impressionato molto, perché anche in così poco tempo sanno trasmetterti tutte le abilità e le doti che hanno. Un ascolto lo merita assolutamente, se siete amanti del Technical Death Metal di nuova generazione, ma secondo me per la durata breve lo potrebbe apprezzare chiunque, dato che non rischia di annoiare. Ci rivedremo molto presto con il terzo diamante di questa band, che stà diventando sempre più una conferma del Death tecnico.


-Marco














venerdì 17 maggio 2013

Gawither - Kaboom (EP)






Year: 2013
Genre: Hardcore/Thrashcore
Label: Autoproduction-Krampus MGMT
Sounds like: Municipal Waste, Anthrax, Charged GBH
Sentence: A nice beginning! (6.5)

Ah...i Gawither...finalmente del materiale italiano da recensire! I Nostrani Gawither sono un gruppo che è il risultato del connubio tra Thrash metal e Hardcore punk, loro stessi si definiscono thrashcore. Il gruppo è originario del nord italia, precisamente in Alto Adige, dove hanno pensato bene di farsi conoscere con il loro primo Ep, “Kaboom”, in cui il trio presenta 4 pezzi che risentono molto delle influenze del metal '80 e '90, ma vagamente anche di gruppi punk come Charged GBH e altri della scena punk '80. Analizzando la prima traccia, “Fuck the super”, si nota subito come il gruppo sia anche versatile, già dalla intro, a ritmiche lente e melodiche; e com'è d'obbligo per ogni pezzo thrash, la canzone esplode in seguito in una ritmica pesante e veloce. Anche le altre 3 canzoni “The monster is a Punk”, “Thrasha!” e “Money isn't Freedom (Hans Cassonetto)” prediligono tempistiche accelerate e cantato squillante, le cui tematiche racchiudono valori punk di critica e ribellione. Quando mi hanno detto che avrei recensito un ep di un gruppo Thrash, non vi nascondo che mi ero già abbassato i pantaloni all'idea, ma sono rimasto deluso per l'assenza di soli (parlando in modo soggettivo), essendo un amante degli assoli elaborati e tecnici al punto giusto da distinguere il pezzo da altri già conosciuti e da richiamare le vecchie glorie degli anni d'oro del metal; tuttavia l'assenza di soli è compensato dalla chitarra ritmica molto pesante e massiccia e dalla batteria che sa dove è il momento di caricare l'ascoltatore con qualche galoppata e acciaccature quà e là. Nel complesso, per essere il primo lavoro della band, non è male. Non possiede tratti caratteristici molto originali, ma il lavoro è buono e accettabile, soprattutto per i fans più sfegatati dell 'HC. Aspettiamo il primo album in studio, dato che forse per dare giudizi avventati è un po' troppo presto.

-Francesco Mattioni



giovedì 16 maggio 2013

August Burns Red are coming...

Ecco la traccia rilasciata lo scorso 14 maggio dalla Solid State Records: già si percepisce che avremo a che fare con un lavoro che non passerà inosservato.


mercoledì 15 maggio 2013

Malepeste - Dereliction






Year: 2013
Genre: Black Metal
Label: Independent
Sounds Like: Betlehem, Peste Noir, Emperor
Sentence: Creepy and dark (7.5)

Immaginate di essere nei primissimi anni 90, proprio quando il Black Metal era nel suo periodo di massima fioritura, quando uscirono capolavori come "De Mysteriis Dom Sathanas", "Pure Holocaust", "In The Nightside Eclipse", album in grado di far gelare il sangue e di creare un'atmosfera cupa e oscura, capace anche di mettere a disagio l'ascoltatore e di evocare il male; ebbene, i Malepeste sono riusciti a ricreare tutte queste sensazioni nel 2013, con il loro primo full-length intitolato "Dereliction". Il disco si apre con "Ritual of Negation", una intro strumentale, di matrice Dark Ambient, in grado di mettere angoscia sin dai primi minuti e prosegue con la prima vera canzone del disco: "Higher", la quale ci fa subito capire che tipo di album andremo ad ascoltare. Per quanto riguarda le altre tracce, quelle sicuramente degne di nota sono: "Dereliction (White Part)", una traccia molto atmosferica, caratterizzata da un'alternanza fra riff e arpeggi distorti (una caratteristica di questo disco); "Dereliction (Black Part)", probabilmente la mia preferita dell'album, che mi ha colpito per la sua particolare malinconia e freddezza, in più la voce è in grado di trasmettere molto, bisogna davvero dire che qui il cantante, Larsen, ha dato una prestazione magistrale, ed in più finisce con un timido arpeggio in pulito, molto malinconico; ed infine l'ultima traccia, "Metaphysical Delirium", la più lunga del disco, la quale colpisce per l'atmosfera che riesce a creare. In conclusione direi che questo cd ha tutti gli elementi che un disco black metal dovrebbe avere: ha una produzione grezza, i riff e gli arpeggi sono gelidi e malinconici, e ogni canzone riesce a creare nell'ascoltatore una sensazione di angoscia e malvagità; quindi, pur non essendo un'opera molto originale, si tratta comunque di Old School Black Metal suonato bene, con pura cattiveria e malignità, che a volte riesce a trasformarsi in depressione e tristezza, dunque lo consiglio caldamente a tutti i fan del genere.

-Alessio



lunedì 13 maggio 2013

Kvelertak - Meir






Year: 2013
Genre: Black'n'Roll/Punk/Hardcore
Label: Roadrunner Records
Sounds Like: Maximume The Hormone, Darkthrone, Motorhead
Sentence: Combine good many kinds (8)

Dopo il loro debutto omonimo, il cui ha portato il sestetto norvegese a diversi tour importanti nonché la firma per un contratto famoso come la Roadrunner Records, i Kvelertak si ripresentano nel 2013 con questo Meir, che tradotto in norvegese significa "di più". Ed è proprio questa la  parola chiave, di più! Infatti l'album in questione presenta netti miglioramenti di audio e di  complessità dei brani. Il sounds like è senza limiti, dato che partono facendo black alla Darkthrone, fino ad arrivare all'Hard Rock più classico dei celebri AC/DC passando per Punk e Hardcore! Adesso penserete che mischiando generi così diversi l'album potrebbe degenerare in un baccano di sonorità assurde. Ma non è il nostro caso! Questi norvegesi riescono a miscelare bene ogni genere prima citato, donando al tutto uno scorrimento degno di nota e quindi non rischiano neppure di annoiare. Le tracce sono veramente ben strutturate, dato che ne troviamo alcune: "Nekrokosmo", "Undertro" e "Tordenbrak" che superano tranquillamente i 6 minuti, fino a raggiungerne quasi 9 ("Tordenbrak"). Questo per simboleggiare come riescano a spingersi oltre la classica canzone canonica da 4-5 minuti, sempre senza annoiare. Se l'album omonimo di debutto rappresentava una sorpresa, questo Meir al contrario rappresenta una conferma, cioè la band ci stà per tutto e in tutto! Tuttavia se vi ascoltate anche il loro primo lavoro (vi consiglio di ascoltarlo prima di questo - esperienza personale) non noterete una grande differenza, anche se nel suo piccolo questo Meir ha una sua struttura ben precisa e non fraintendetemi, si parla sempre di un lavoro autonomo rispetto ad ogni altro uscito fino ad ora. Per quanto riguarda l'artwork, i nostri si sono affidati all' acclamato John Baizley dei Baroness, infatti le somiglianze sono più che riconoscibili rispetto ad un artwork di album come "Yellow and  Green" o "Blue Record".  Bene, la conferma è arrivata. Vedremo in futuro cosa ci sapranno mostrare, anche se le prospettive sono molto buone.

-Marco


venerdì 10 maggio 2013

Warbeast - Destroy






Year: 2013
Genre: Thrash/Speed Metal
Label: Houdecore Records
Sounds Like: Testament, Slayer
Sentence: Not bad (6.5)

Ed ecco a voi gli Warbeast, un gruppo Texano che rappresenta uno dei gruppi Thrash del nuovo millennio. Per il 2013, propongono il loro secondo album in studio, “Destroy”. Dopo l'album di debutto “Krush the Enemy” ed un album in collaborazione con il vecchio Phil Anselmo (Pantera), entrambi prodotti sotto la casa discografica dello stesso Anselmo, si stabilizzano sul Thrash metal vecchia scuola che risente sì delle influenze delle band dei mitici '80 e '90, ma la particolare ricorrenza di elementi che a primo impatto ricordano band come Slayer e Testament in maniera particolare. Con questo album gli Warbeast confermano il loro amore per i ritmi veloci, gli assoli fulminei e i riff serpentini che a volte si intrecciano tra loro dando vita ad armonie inquietanti alla Slayer, anche se, parlando da chitarrista, a mio parere vi è un'evoluzione tecnica non trascurabile per quanto riguarda questi ultimi, sempre più elaborati e nonostante ciò ben equilibrati. Parlando della band in sé ciò che subito colpisce è la capacità del batterista di dare quel tocco di aggressività alle ritmiche delle canzoni sia in tempistiche molto veloci che in alcune parti più lente e concentrate, come nella title track “Destroy” mettendo comunque in luce una buona capacità dell'uso del doppio-pedale e lasciando spazio ai, sempre elaborati ma ben composti, assoli di chitarra. A mio parere, nonostante ciò, il gruppo sembra comunque troppo fissato sulle tempistiche veloci da risultare a tratti monotono e dopo aver ascoltato l'intero album ci si rende conto che i riff girano sempre intorno a quelle 7 o 8 note messe in successione. Concludendo non credo sia un gruppo che arriverà agli apici del successo dato che non dispone di elementi Thrash del tutto originali, ma è comunque una band da prendere in considerazione e da non sottovalutare. Personalmente, da amante del genere, reputo il lavoro un buon disco e consiglio l'ascolto ai thrasher più sfegatati che stanno leggendo, gli altri possono pure andare altrove. Detto ciò gli Warbeast sono comunque agli inizi della loro carriera ed è forse troppo presto dare giudizi definitivi al loro stile.

-Francesco Mattioni



giovedì 2 maggio 2013

Devil - Gather The Sinners






Year:2013
Genre: Sludge/Stoner/Doom
Label: Soulseller Records
Sounds Like: Pentagram, Saint Vitus, Orange Goblin, Cathedral
Sentence: Already heard...(6)

Attivi dal 2010 i norvegesi Devil propongono uno Sludge-Doom condito con un pizzico di Stoner, dopo aver forgiato ben 2 ep e un lp ci arriva tra le mani "Gather The Sinners", la loro ultima fatica, di produzione a tratti discutibile. Troviamo tra gli ingredienti di base: una settoriale reinterpretazione del verbo "Saint Vitus" suonato in chiave "Pentagram" ma, con atteggiamento "spaccone" alla "Orange Goblin". Giusto il tempo di premere "Play" e veniamo travolti da un riff che è come un blocco di cemento lanciato dal tetto di un grattacielo che ci introduce a "Southern Sun": la prima traccia del disco, con un buon ritornello ma comunque monotona, troppo lunga e scarna. "Beyond The Gate" secondo pezzo ci mostra pienamente l'importanza dei "Saint Vitus" per la band norvegese, la traccia sembra uscita dai B-side di "Born Too Late"; a mio modo più variegata e valida della prima traccia. La terza traccia, ricorda molto gli "Orange Goblin" con qualche sfumatura alla Cathedral sempre ad omaggiare gli "Orange Goblin". "Legacy" con uno spirito più fiammeggiante da veri bikers, ma anche qui parliamo di troppa monotonia. Passiamo a "Restless Wanderer"; in pieno stile Southern con un ottimo ritornello, si dimostra un pezzo valido ed appagante. Ora tocca alla "menestrellata" di "Untitled" la sesta traccia dell'album che pare di stare in una taverna dell'alto medioevo piena di ubriaconi depressi ascoltandola. Settima traccia del disco "Ladies of the night", qui omaggiano pienamente i "Cathedral", molto divertente come traccia, ma direi che mi bastano già loro per quel tipo di genere. Nuovamente come omaggio agli "Orange Goblin", parte "Darknest Day" che si evolve in pieno Doom classe 1980, per trascinarci in seguito alla prima parte di "Mother Shipton": una cavalcata Doom, maledetta e marcia fino al midollo. Ad aprire la seconda parte di "Mother Shipton": uno dei riff più scontati del genere, per fortuna la traccia è musicalmente diversa dalla prima parte e sono legate solo dalla tematica. "Demons On Wheels" l'ottava traccia, cavalcata epica alla "Pentagram" e finalmente emergono abbellimenti e stacchi interessanti. Ora è il turno di "Coffin Regatta" l'inizio sembra "The Wicker Man" (Iron Maiden - Brave New World) suonata da dei rancidi alcolisti per poi prendere una piega piacevole e direi che i cori non guastano; con questa ottava traccia si conclude l'ultima song di questo "Gather The Sinners". Il timbro di tutti gli strumenti, voce compresa, sono sempre gli stessi per tutto il disco, il che non è sempre un male per queste band; ma nel caso dei Devil il loro sound è statico e monotono e soprattutto non compatto.. Fallimentare l'emulazione della batteria stile "Come My Fanatics" (secondo Lp degli Electric Wizard)che invece di dare l'effetto lontananza, sembra che hanno rinchiuso il batterista a suonare dentro una scatola di scarpe. La voce è parecchio monotona, il timbro è sempre lo stesso e non c'è espressività, viene eseguito tutto il disco alla stessa identica maniera. Le chitarre e il basso hanno un fuzz cafone e potente, ma privo di armoniche. I soli risultano freddi come la voce ed hanno i stessi suoni per tutto il lavoro. Come disco lo trovo troppo ripetitivo (troppo ripetitivo anche per i canoni del genere), i brani sono troppo statici e già sentiti, anche se tutto sommato, e tanto per trovare qualcosa di buono, i cori ed i ritornelli sono molto d'effetto.

-Pootchie