Per l'invio di EP, demo o full-length contattatemi a questo indirizzo: marco-gattini@hotmail.it

mercoledì 31 luglio 2013

Ov Hollowness - The World Ends







Year: 2013
Genre: Atmospheric/Avant-Garde/Black Metal
Label: Code666
Sounds like: /
Sentence: Beautiful (8,5)

La one man band canadese Ov Hollowness giunge con "The world ends" al terzo album e dimostra di essere cresciuta notevolmente dal demo del 2010. Mark R. ci sa fare, e non poco, con tutti gli strumenti, compreso il più personale, ovvero la voce: screaming ed episodi di clean vocals molto epici. Il drumming è molto vario, anche all'interno della stessa canzone, anche se il blast beat non è poi particolarmente usato. Un atmospheric black metal che rende bene l'idea alla base dell'album: la fine del mondo, raccontata attraverso 10  tracce, a volte forse fin troppo lunghe, belle melodie, più o meno malinconiche ma sempre molto evocative, che descrivono la tristezza e la disperazione per l'imminente evento, ma che ispirano anche una certa eccitazione per la grandezza di un qualcosa aspettato a lungo e finalmente arrivato: la fine del mondo, appunto, che nell'outro si manifesta in tutto il suo splendore: triste desolazione, niente musica, un vento gelido che attraversa un mondo ormai morto. A mio parere l'album merita molto e lo consiglio caldamente a tutti gli amanti del genere.

-Pierluigi Bani








lunedì 29 luglio 2013

7 H.Target - Psy Slam Damage






Year: 2013
Genre: Technical Brutal Death/Slam
Label: Coyote Records
Sounds Like: Acranius, Extermination Dismemberment, Abhorration
Sentence: Slaughter nonsense win (8)

Dalla Russia con furore tornano i 7 H.Target, che dopo un anno dall'ultimo lavoro, "Fast-Slow Demolition", si ripresentano nel panorama brutal mondiale con questo "Psy Slam Damage". Rispetto a quell'album i 7 H.Target sono migliorati molto, rendendo la qualità decisamente più nitida e pulita ed andando a moderare i tempi di "baccano" assurdo che lo caratterizzavano in  parte. Questo potrebbe essere considerato come pro o come contro, io la vedo come una cosa positiva dato che quel disco, ok che non era male, però tendenzialmente era troppo ripetitivo e tornava sempre sulle stesse linee, variando pochissimo. Altra cosa da sottolineare sono le aggiunte di effettistiche che non fanno parte del sound: una scelta azzeccatissima, per spezzare il ritmo e per riprendere fiato. E' vero che erano presenti anche in "Fast-Slow Demolition", ma rispetto a quest'ultimo lavoro, erano molto più rare. Infine anche la durata potrebbe essere un fattore che mi ha fatto adorare più questo che l'altro, dato che una differenza di diciotto minuti netti, non può passare inosservata; invece questi venti minuti scorrono che è una meraviglia e l'album di per sè, si assembla benissimo anche dopo un solo ascolto. L'analisi delle tracce ve la scordate: alla fine è slam cazzo! Uno slam piacevole, che presenta molte influenze che variano dal grind al technical death, ma è pur sempre slam putrido e assordante. Tuttavia i momenti che più ho apprezzato di questo disco sono sicuramente lo stacco prolungato di basso in "Grenade In The Hand", la intro e l'attacco smaciullacervelliidroconvulsionati di "Gun In-Cunt" e la traccia "Metro. Tetsuo vs. Woman, Psy Slam Damage" con repentini cambi di tempo, urla e note stonate che sono la ciliegina sulla torta. Il resto è tutto slam classico, ma sempre con l'aggiunta di variazioni che sono l'identikit della band. Questo trio ha idee, tante idee e sa anche in qualche modo metterle in pratica in maniera sistematica e catturante. Veramente un buonissimo disco slam, con un sacco di influenze che sono perfette e ben dosate per non far annoiare l'ascoltatore, ma al contrario tenerlo attaccato e alle cuffie con un ardente voglia di andare avanti.
p.s. se dopo i primi sette secondi di "Grenade In The Hand" non vi prende una paralisi isterica: o siete degli alieni o avete il volume al minimo.

-Marco





venerdì 26 luglio 2013

Nervecide - Impermanence







Year: 2013
Genre: Death Metal/Noise/Ambient
Label: Indipendent
Sounds Like: Hate Eternal, Cryptopsy, Behemoth
Sentence: A man, a genius (8)

Ormai è inutile dirlo, ma la scena metallica italiana, sta divenendo sempre più continua e sempre più spesso si vedono band che meriterebbero molto di più per quello che propongono, ma non avendo nessuno capace di farle uscire "dal guscio", esse rimangono band con un numero di fans veramente misero. Oggi abbiamo qui un lavoro decisamente interessante e soprattutto made in Italy! Nervecide, è una band o meglio, un progetto portato avanti da un solo componente; quindi parliamo di una one man band metal e il protagonista di tutto ciò è: Giorgio Benedetti (ex chitarrista Cadaveric Crematorium). Dopo aver lasciato la band, il talentuosissimo polistrumentista intraprese questo progetto solista, dal nome Nervecide. Esso, riesce a maestrare tutti gli strumenti e come se non bastasse, ci mette anche la voce. Pensare che tutto ciò è stato fatto da una band di 4-5 componenti ti entusiasma e ti fa dire "cazzo che album!"; ma se tutto ciò è stato fatto da un solo componente, come in questo caso, il risultato non può che essere alterato senza scrupoli. Impermanence è un' album a tratti distruttivo, con classici riff death metal, tra cui alcuni molto tecnici e un'uso moderato di effettistica puramente noise. Non perde mai potenza emotiva il nostro Giorgio, riuscendo ad essere impeccabile sia con la chitarra che con la batteria, portata a circa 200 bpm; per quanto riguarda la voce, riesce a donare il giusto timbro gutturale stile Glen Benton, Erik Rutan. Un lavoro eccezzionale, che visti i molteplici cambi di genere che presenta, difficilmente risulterà noioso, infatti, anche quando questo prenderà sembianze di death brutale, il bresciano Giorgio, svolterà il tutto spegnendo il lato incazzato ed aprirà a delle atmosfere puramente ambient e sperimental, con uso di chitarra pulita ed acustica. L'ultima traccia, "Infinito" non è altro che la recitazione della poesia "Infinito" del noto poeta Leopardi, poggiata in un atmosfera noise. Veramente non male come chiusura. Quindi passando alle conclusioni, devo dire che l'idea di questo ragazzo, mi ha entusiasmato molto, non è da tutti saper suonare così tanti strumenti in maniera impeccabile e proprio per questo, Impermanence sarà senza dubbio, uno dei migliori lavori di matrice italiana di questo 2013.

-Marco



mercoledì 24 luglio 2013

Goemagot - Eradication of Insignificant Beings






Year: 2013
Genre: Slam/Brutal Death Metal
Label: Sevared Records
Sounds Like: Devourment, Gorgasm, Cephalotripsy
Sentence: Find me in the face (8)

Dopo una demo uscita nel 2012, i Goemagot si riprsentano nel panorama del brutal death metal mondiale, con "Eradication of Insignificant Beings". Sembra proprio l'anno del Brutal, infatti dopo il ritorno in grande stile dei Deafeated Sanity che non tornavano in studio dal 2010, dopo il ritorno fiammante dei Guttural Secrete, che mancava da ben 6 anni pensate e di altre band come Devourment e compagnia, abbiamo fra le mani un'altro lavoro di questo genere. Rispetto alla demo precedente il trio americano è avanzato di livello, scoprendo un sound più efficace e rimediando ai difetti che esse conteneva. Anche se, grazie alla demo, abbiamo in qualche modo potuto individuare cosa questo full-length potesse contenere. Da sottolineare c'è anche il grande lavoro che questi newyorkesi stanno svolgendo; sono nati nel 2011, nel 2012 hanno rilasciato il loro primo assaggio e 6 mesi dopo, cioè 2013, rieccoli con del nuovo materiale. Adesso non perdiamoci più in chiacchiere ed andiamo ad analizzare questo "Eradication of Insignificant Beings". Undici brani che mischiano elementi slam e brutal death che non stufa ragazzi! Infatti la cosa che mi ha stupido di questo album, è che non ti fa dire "oh no ancora quel riff", e devo dire che qui il trio ci ha lavorato parecchio, infatti le tracce risultano abbastanza diverse tra loro e non ci sono molte ripetizioni. Ti sbatte in faccia la brutalità condita con la giusta dose di tecnicismi per cercare di rendere l'ascolto il più piacevole possibile e per nascondere lo stupro degli strumenti da parte dei componenti. Produzione e qualità ottima: chitarre mai troppo fangose e non rischiano di incepparsi su riff slam da far cader la testa, vocal con la giusta potenza e l'immancabile pig squel quando serve, eseguito da Cody McConnell ad opera d'arte. Fantastico il suono della batteria, ogni rullata sarà puro godimento. Oltre che ha trapanarci le orecchie con il vocal puramente gutturale, Cody si dimostrerà capace di comandare il quattro corde in maniera ottima, con stacchi e note taglienti quà e la. I brani pur risultando leggermente diversi l'uno dall'altro, sono bene o male sorretti da una struttura ben precisa, eccezion fatta per l'ultimo brano "Beg For Extinction"; un  brano che ti lascia di stucco! Non potevano, senza dubbio trovar modo migliore di chiuderlo. Un brano che non risulta essere solo di puro BDM; riff alla Dying Fetus, chitarra e basso che si scambiano la scena in continuazione, assolo tecnico che ti lascia senza fiato e finale di acustica che, se l'assolo ti toglieva il fiato questo ti toglie direttamente i polmoni. Eccezionale finale, scusate la ripetizione ma solo per quel brano il disco merita di essere ascoltato e successivamente acquistato. A questo punto non posso dire altro che, aspetterò ansioso la prossima uscita dei newyorkesi, sperando che sia addirittura migliore di questa.

-Marco


lunedì 22 luglio 2013

The Dillinger Escape Plan - One Of Us Is The Killer






Year: 2013
Genre: Mathcore/Sperimental
Label: Sumerian Records / Party Smasher Inc.
Sounds Like: Converge, Botch, Protest the Hero
Sentence: Expectations failed! (7)

Ormai il metal stà prendendo una piega sempre più sperimentale, tecnologica e molto diffidente al primo incontro. Dopo aver analizzato quei geniacci inglesi dei Tesseract, andremo ad analizzare altri geni indiscussi, di un genere che si è venuto a creare proprio in questo decennio, il Mathcore; grazie appunto, ai The Dillinger Escape Plan. Con un ormai ardita esperienza in questo campo, i nostri cari americani piazzano in studio il quinto lavoro dal titolo molto discutibile "One of Us is the Killer". Gli ingredienti di questo disco son collaudati veramente bene: tratti di metal estremo, conditi da jazz, rock sperimentale e industrial. Insomma, il solito e sempre senza limiti mathcore. Ma a fare da padrone è il songwriting ultra coinciso, cinico e mutevole, per far rimanere intatto il sound. Canzoni molto d'impatto e molto movimentate già dalla prima "Plan Prancer", caratteristica vitale per la band americana. Per quanto riguarda la title track, riemerge improvvisamente il lato melodico e facile da comprendere, che eravamo abituati a sentire con l'Ep "Irony is A Dead Scene" del 2002; sia per quanto riguarda le vocal di Greg Puciato sia per l'intrecciato ed affascinante riffing di Ben Weinman (unico membro originario rimasto, nonchè principale compositore). One of Us is the Killer risulta essere impeccabile dunque dal punto di vista della qualità e della quantità, ma freddo e cauto sul piano dell'immagine. In passato la band ha saputo offrirci davvero delle song, dei lavori che rimarranno in eterno, ma in questo caso, hanno allentato (se non spento) l'inventiva soggettiva di cui ci avevano fatto innamorare in passato, per dare spazio alla tecnica ed alla realtà illusoria. E' normale che se una band ci abitua alla merda e successivamente fa uscire buoni dischi, urliamo al capolavoro; ma se una band al contrario, rivoluziona un genere in passato,e in futuro si ripresenta con un lavoro tutto sommato mediocre, cosa che hanno fatto i Dillinger Escape Plan con questo "One of Us is the Killer", si parla di fallimento. Tuttavia non lo boccio, ma devo dire che mi sarei aspettato quel qualcosa in più che non è arrivato.

p.s. So che la maggior parte di voi penserà che è un gran disco e criticherà la recensione, ma voglio ricordarvi che essa è di natura puramente soggettiva e del vostro parere non me ne fotte un cazzo AHAHAHAHAHAHAHAHAHA WE DON'T MAKE AFFECT!
Mi piace alla pagina: - 30

-Marco



venerdì 19 luglio 2013

TesseracT - Altared State






Year: 2013
Genre: Progressive/Djent
Label: Century Media
Sounds Like: Periphery, Animals As Leaders, Chimp Spanner
Sentence: Magnificent (8,5)

Dopo il beneamato album di debutto "One", che è stato sicuramente un album rivoluzionario ed uno tra i più innovativi del genere, i britannici Tesseract tornano alla carica con "Altared State", senza più Tompkins alla voce, rimpiazzato da Ashe O'Hara e con l'aggiunta di Chris Barretto al sassofono. Già dalla copertina, possiamo capire che la band in questione ci proporrà un lavoro all'insegna del metalscientifico, con titoli e tematiche davvero criptiche. Il sound rimane comunque di livello spaziale, con sprazzi di puro djent piramidale e passaggi di math con improvvise accelerazioni, che improvvisamente si spegneranno per dare spazio al sinth. L'espressione tecnica rimane altissima, non c'è componente che superi gli altri, tutti riescono a seguire il passo senza alcun problema, anche il giovanissimo ultimo arrivato, Ashe O'Hara che grazie alle melodie espresse dalla strumentazione si trova proprio a suo agio. Fantabolica l'entrata in scena del sax in tracce come "Calabi-Yau" e la finale "Embers", in cui il sound viene spolverato, inaspettatamente dalla perla jazz con guizzi solistici nei finali. Le atmosfere che si vengono a creare sono un'amalgamarsi di scene malinconiche che sostengono il vocal, che non si fa trascinare dagli scream, ma resta sempre cristallino, pulito, alieno e inerente al passaggio richiesto. Oltre cinquanta minuti, in cui verremo trascinati in atmosfere futuristiche, in mondi paralleli, portali segreti e pixel sferici; ma attenzione, perché comprendere la vera essenza di Altared State non sarà affatto facile. Lavori così complessi e così ultra elaborati non sono facili da capire dopo il primo ascolto. Direte "beh sì sono molto bravi, ci sanno davvero fare", ma non lo coglierete alla radice, al contrario, come quando vostra madre che vi dice una cosa e vi entra da un'orecchia e vi esce dall'altra, così sarà per questo disco. Se non lo ascolterete con attenzione e concentrazione. Perciò vi consiglio caldamente di ascoltarvelo, ma vi suggerisco di farlo più e più volte, per assemblarlo e poterne capire il significato. Ma tornando a parlare del gruppo, oggi nel panorama mondiale di questo genere, nessun gruppo e ripeto NESSUNO è al livello dei Tesseract. Aimhé però, se devo trovare la nota dolente, dico proprio quella degli ascolti maggiorati e della concentrazione che bisogna dedicargli per capirlo fino in fondo. Non tutti riusciranno a comprenderlo e...purtroppo c'è già chi lo giudicherà male, appunto per questo motivo (mancanza di pazienza). Allora tornatevene ad ascoltare quello che la merda offre ogni giorno!

-Marco 



mercoledì 17 luglio 2013

Severe Mutilation - Spawn of Hatred






Year: 2013
Genre: Death Metal
Label: Independent
Sounds Like: Decapitated, Dying Fetus, Napalm Death
Sentence: Overall good job (7.5)

Nati nel 2008, i portoricani Severe Mutilation tornano a distanza di 3 anni dall'ultimo "Infernal Putrefaction". Netto miglioramento, visibile subito dopo i primi minuti del disco; i ragazzi hanno lavorato molto per migliorare il sound e trovare diverse idee per variare e non sembrare piatti. La prima cosa che si nota però è la qualità vocale, anch'essa migliorata notevolmente. E ci sono riusciti alla grande! Infatti questo "Spawn of Hatred" risulta essere molto piacevole all'ascolto, un buon disco che scorre bene e non si inceppa per nessuno motivo. Andiamo ad analizzare le tracce. Si parte subito con un "God is Not Here", classica intro con parlato e inquietudine trasmessa dalle musiche di sottofondo: che ormai viene usata per il 90% da album death/grind. E poi il devasto. "Practice What You Preach" brano molto catchy con riff interessanti ed evidenti influenze alla old Decapitated, la title track ricorda vagamente i Dying Fetus, con cantato "soffocato" e chitarre che prendono la scena per pochi secondi venendo successivamente accompagnate dal resto della troupe. Anche questo molto divertente. "Unholy Inquisition": quà, se ancora non si era capito prima, si  vede subito il dual vocal, tra scream e growl; variazione che era poco presente nel precedente "Infernal Putrefaction". "All Respect For Life is Lost" brano dal titolo pesante che segue la semplice logica: 240 bpm a tutto mosh! "The Faceless Horde" brano che ci riporta indietro nel tempo, facendo risuscitare i grandi del  passato quali Entombed e Napalm Death su tutti. "I Kill for God" è il classico brano smaciulla-ossa presente solitamente, a metà disco. "Fuck The World And Bring On The Hate", come dice il titolo stesso, spazzerà via tutto senza esitazione e le vostre orecchie non rimarranno deluse da ciò; presenti inoltre qualche riff interessante qua e là e passata la metà, un'atmosfera proprio da fine del mondo. "How The Few Rule The Many", qui sorprende il fatto che nonostante sia un disco estremo e brutale, le parti vocali si riescono a comprendere molto facilmente e i testi a seguire con estrema facilità. "My Misery Shall Be Your Tragedy" è l'ultimo tassello che compone il disco; altro brano che presenta molte influenze old Decapitated. Bene, il metal buono è ovunque, anche in Porto Rico! Con la speranza che questi ragazzi trovino al più presto una label con cui prendere il proprio lavoro più seriamente, consiglio caldamente questo "Spawn of Hatred" ai fans della vecchia scuola e non, perché è un lavoro che farà arrizzare i capelli ad ogni deathster.
p.s. Ringrazio la band per avermi fornito tutto il materiale necessario.

-Marco



 

lunedì 15 luglio 2013

Wormed - Exodromos






Year: 2013
Genre: Technical Death/Brutal Death
Label: Willowtip
Sounds Like: Origin, Devourment, Human Mincer
Sentence: Space! (8)

Da Madrid, dopo ben 10 anni (senza contare split e singoli), ritornano gli Wormed, orgoglio spagnolo per quanto riguarda il death più tecnico mischiato al brutal. Questo ritorno inaspettato, fa sperare bene anche per un altro ritorno importante, che sembra non accadere più. Beh credo che ognuno di voi ha capito di chi sto parlando, ovviamente dei Necrophagist! Ma non perdiamoci in inutili chiacchiere ed andiamo ad analizzare questo "Exodromos". Essendo conosciuti per i loro testi scientifici e riguardanti lo sviluppo dell'uomo, il quintetto non delude le aspettative e condisce le lyrics parlando di Krighsu, ovvero quell'uomo che fuggì dalla Terra con un astronave nell'anno 8000 D.C. per salvarla; insomma parliamo di un concept album dal sapore futuristico! E già dalla copertina si può facilmente intuire di cosa i testi appunto, parleranno. Solo questa è da considerare una genialata e una caratteristica originale ed identificativa. Ma non solo gli argomenti sono originali, infatti ogni cosa, passaggio presente in questo "Exodromos" risulterà nuovo alle nostre orecchie: chitarre con un sound molto moderno che non eseguiranno nessun passaggio già proposto da veterani passati, Riky che con le pelli non farà uso di patterns, ma varierà in continuazione, tenendo l'ascoltatore sull'attenti per tutta la durata, accompagnando il tutto con uso di effettistica che ha lo scopo di trasportare il tutto ad un'ambientazione futuristica. Il vocal di Phlegeton mi ha lasciato stupito, con quel growl cavernicolo che si mantiene bassissimo per tutto il tempo. Altra cosa importante e da sottolineare aggiungerei, è come l'album risulti scorrevole e facilmente comprensibile. Non è una cosa da poco, dato che solitamente album di queste tonalità estreme richiedono molteplici ascolti e un'attenzione particolare da parte dell'ascoltare; in pratica non tutti riescono a comprenderlo ecco. Ma con questo "Exodromos" non sarà così. L'oscurità e le atmosfere malinconiche ci accompagneranno per tutta la durata, mentre chitarre, basso e batteria reggeranno e daranno un supporto necessario alla bassa voce di Phlegeton che vi colpirà dritta dritta nella parte posteriore del cervello. Gli spagnoli Wormed sono i nuovi (o forse gli unici) maestri del death metal sci-fi e con la loro musica rappresentano il significato di vivere nella galassia, a vagare nell'universo più buio ed oscuro mentre dei vermi trasformati in droni ci mangiano il cervello. Ora andate e, se non l'avete ancora fatto, ascoltatevi questa creatura venuta dal futuro che prende il nome di Exodromos.

-Marco



venerdì 12 luglio 2013

Regarde Les Hommes Tomber - Regarde Les Hommes Tomber






Year: 2013
Genre: Post-Black Metal
Label: Les Acteurs de l'Hombre Production
Sounds like: /
Sentence: Very interesting (8)

I francesi Regarde Les Hommes Tomber, con il loro primo full lenght omonimo, mostrano un black metal moderno, nel quale una lentezza disperante si alterna a più rari momenti di blast beat, fin dal "prelude" strumentale. Più movimentate le successive "Wanderer of eternity", "Of flames, flesh and sins" e "Sweet thoughts and visions", col loro incedere ipnotico, che rivelano una buona tecnica strumentale. E' poi la volta di "Regarde les hommes tomber", la title track strumentale, la più lenta e atmosferica dell'album;  un traguardo che se raggiunto avendo ascoltato le precedenti tracce nella loro interezza, rappresenta un punto di svolta di questo concept sulla "Caduta degli uomini" dal regno dei cieli; da qui in avanti infatti la caduta è consapevole e accettata di buon grado, perché non ci si riconosce nel regno di Dio. L'album va ascoltato con consapevolezza per essere apprezzato. Chi cerca solamente la pura violenza del classico black metal la troverà solo a tratti, circondata da ampi spazi meditativi, indispensabili a descrivere le sensazioni  che la band vuole trasmettere. Anche la parte vocale si discosta un po' dal classico screaming acuto tipico  del black più canonico, richiamando un po' il metalcore. Molto curato l'artwork, che si nascondono dietro delle iniziali, contribuendo ad avvolgere il tutto in un'aura oscura. Un ottimo album, secondo me, che necessita di vari ascolti per essere assimilato.

-Pierluigi Bani




mercoledì 10 luglio 2013

Black Tongue - Falsifier (EP)






Year: 2013
Genre: Hardcore/Beatdown/Groove
Label: We Are Triumphant
Sounds Like: Feign, Demolisher, Desolated, The Acacia Strain
Sentence: Suck your slowness! (7,5)

Gennaio 2013 nascono i Black Tongue.
Maggio 2013 i Black Tongue rilasciano il loro primo Ep "Falsifier". E il solo fatto che tra i componenti troviamo il formidabile chitarrista Eddie Pickard (Infant Annihilator,Acrania,Mister Sister Fister) e l'alieno Aaron Kitcher (Infant Annihilator, Mister Sister Fister) vale la pena ascoltarlo e visto che già che ci sono, recensirlo. Cosa ci propongono questi cinque ragazzi di preciso, rimane ancora un mistero, ma dopo diversi ascolti e confronti, posso dire che presentano  un carattere molto groovy ed un sound molto hardcore/down tempo con ritmiche lente e potenti e un vocal deathcore rallentato con molto uso di pig-squel. Sicuramente roba che non siamo abituati ad ascoltare tutti i giorni. Per farvi un pò entrare in sintonia con il sound, immaginatevi l'inquietudine dei "Feign", l'esplosività dei "Desolated" ed il groove dei "Demolisher". Fatto? Bene, avrete i Black Tongue. Ma ora entriamo nei particolari ed analizziamo i 6 brani che compongo l'ep. Subito veniamo colpiti da "H.C.H.C." con una intro in mezza dissolvenza e poi l'entrata delle guitar distorte più che mai con colpi frazionari di batteria e vocal che si presta su un growl che nasconde voci pulite tipiche del Metalcore. Il seguente brano "Fauxhammer" è bene o male sulla stessa linea, sempre parti medio-lente, che non prendono mai il via e breakdown spezza-ossa ripetuti all'infinito. Successivamente "A Pale Procession" si impone con un riff molto orecchiabile e con vocal che parte fremito su un pig-squel, per poi andare a rifugiarsi nel solito scream-growl hardcore. La prossima traccia "Ire Upon the Earth" inizia in modo molto inquietante, per poi esplodere ed andare a fare compagnia alle altre song per come è strutturata, anche se poco dopo la metà troviamo un improvviso accelleramento che spezza il metronomo che eravamo abituati a sopportare poco prima. Penultima traccia "Falsifier", brano del tutto riconducibile ai "The Acacia Strain" per quanto riguarda il fattore efficacia e Beatdown. Infine per chiudere in bellezza abbiamo "Voices" altra traccia piena di Down-tempo e Beatdown che non si lascia nulla alle spalle per compattezza e cattiveria emotiva. Se il buongiorno si vede dal mattino, questi ragazzi la sanno lunga su quello che fanno, dato che lo fanno in maniera impeccabile, risultando "originali" a tratti e distinguendosi in certi punti dai gruppi fino ad ora citati. Un genere molto particolare che si è venuto a creare negli ultimi anni, prendendo come genere base il deathcore, e non a caso i componenti ne sanno qualcosa di questo genere. Un gruppo che è la speranza ardente nell'underground più cupo e desolato. Che dire? Aspetto ansioso il full-length, perché dalle aspettative e dalle voci che girano, ma soprattutto da questo "Falsifier", già so che non sarà deludente.

-Marco



lunedì 8 luglio 2013

Abyssal Flames - Carnal Devastation (EP)






Year: 2012
Genre: Old School Death Metal
Label: SBRT Records
Sounds Like: Unburied/Obituary/Autopsy
Sentence: There is to work (6)

Dopo svariati cambi di line-up, gli Abyssal Flames trovano finalmente il giusto batterista per iniziare la composizione dei pezzi. Fatto ciò, entrano subito in studio per registrare il loro primo tassello "Carnal Devastation". Prima di iniziare, è lecito dire che dato che i Nostri fanno Death metal in stile vecchia scuola il fattore originalità manca a prescindere, anche se nonostante ciò, questi ragazzi provano a dare alle canzoni quel qualcosa in più, in modo da farle, almeno in parte, distinguere dalle classiche. Si parte con "Apocalypse From The Abyss", una intro di circa 40 secondi, piena di atmosfere che trasmettono all'ascoltatore inquietudine e timore. Subito dopo, ad aprire la danze, abbiamo "Wasted By Insanity" che parte con un riff molto sporco e "maligno" per poi continuare sulla stessa linea esaltando la caratteristica groovy, mentre batteria, vocal e basso fanno la loro entrata. Già da questa song possiamo capire cosa gli Abyssal hanno in mente di fare: uso di una sola chitarra (che loro stessi precisano, dicendo: "perché serve a scrivere brani più diretti e d'impatto"), basso sulla linea della chitarra, voce putrida stile Obituary, Autopsy e batteria naturale senza uso di trigger. Ma non perdiamoci in chiacchiere e proseguiamo ad analizzare i restanti quattro brani. "Altered Blood" è il classico pezzo old school suonato tutto a gran velocità, sicuro e d'impatto: una sicurezza per questo genere. Subito dopo abbiamo "Drowned" che è l'opposto del precedente; riff lenti e strazianti accompagnati da un vocal esasperato e dalla batteria che segue ogni singola nota che esce dalla chitarra. La title track "Carnal Devastation" è il brano più classico e ovvio di questo genere; chitarra che apre la canzone in maniera lenta, ma che poi si scatena, mentre si sentono blast a non finire e cantante che può veramente dare il meglio di sè. Infine a chiudere l'ep, abbiamo "Divine Punishment", brano sempre sulla stessa riga dei precedenti, con uno stacco di basso a metà, molto interessante. Per quanto non sia molto originale, questo ep, nel suo quarto d'ora di durata, prova a variare ed a cercare di sembrare diverso, in modo che così le tracce non risultino tutte uguali. Anche se l'impresa è ardua e purtroppo non sempre i Nostri ci riescono. Tutto sommato però, essendo un'amante di queste tonalità, reputo l'ep un mediocre inizio e consiglio alla band in questione di non ispirarsi al materiale appena recensito per quanto riguarda il full-length, ma di cercare di variare il sound cercando più sintonia, dato che i musicisti in questione sono ben preparati ma non hanno ancora quell'"attacco", fondamentale per riuscire a comporre ottime canzoni. 
p.s. Ringrazio la band per avermi fornito tutto il materiale necessario.

-Marco





venerdì 5 luglio 2013

Pyrithion - The Burden of Sorrow (EP)






Year: 2013
Genre: Death Metal/ Technical Death Metal
Label: Metal Blade Records
Sounds Like: Origin, Allegaeon, Vale of Pnath, Miseration
Sentence: We like we like it! (7.5)

Dal nulla appaiono i Pyrithion, band che all'esordio assoluto nel campo del metal estremo, ci propone questo "The Burden of Sorrow", un ep di 3 tracce di puro death metal tecnico. Devo dire che quando è uscita la traccia "The Invention of Hatred" in anteprima, l'avrò consumata a forza di ascoltarla in rete e la trovavo (la trovo tutt'ora) diversa da tutti i brani tecnici che ero abituato ad ascoltare, per riff molto catchy e ascoltabili. Brani molto ossidanti e che mai risulteranno annoiare l'ascoltatore, dato che sono molto movimentati, con cambi repentini di tempi e scalature davvero intriganti. Mentre Tim (As I Lay Dying, Austrian Death Machine) alterna growl potenti e decisi a scream striduli e disperati, il resto della truppa, cioè Ryan e Andrew ci terranno appiccicati alle cuffie con riff ultratecnici e precisi al punto giusto. Parlando dei brani devo dire che quello che spicca un pò il volo e si mette davanti ai due restanti è senza dubbio il prima citato "The Invention of Hatred" con un ritornello che ha fatto cantare migliaia di persone da tutto il mondo! Poi, tanto per analizzarli tutti, troviamo "Bleed Out", song di quasi 3 minuti; forte velocità, ritornello sempre di buon impatto e assolo che ti entra in testa. Infine come ultimo tassello di questo ottimo ep troviamo "Rest in the Arms of Paralyzed Beast" che è il brano più lungo, dove veniamo presi in sprovvista da una intro di chitarra pulita molto melodica e poi il "Boom". Quest'ultimo si muove sulla falsa riga del primo, ovvero prende spunto dal riff incatenante di "Invention of Hatred" ma poi si muove diversamente trovando melodie sempre nuove e  sempre catchy. Senza dubbio uno dei miglior ep che abbia mai sentito (so che è brutto detto così), nel quale gli elementi "nuovi" a mio parere ci sono eccome ed i musicisti in questione si sanno muovere in maniera perfetta. Attendo molto privo di pazienza il full-length, anche se quasi sicuramente alla voce non ci sarà il nostro caro (figlio di puttana) Tim.

-Marco


mercoledì 3 luglio 2013

Mass Crysis - Die Totale The Early Thrashin' Days (EP)







Year: 2012
Genre: Thrash Metal
Label: Indipendent
Sounds Like: Tankard, Anthrax, Megadeth
Sentence: Missing originality (5.5)

Finalmente mi trovo a dover recensire una band underground della mia città: i Mass Crysis. Questi giovani ragazzi si presentano con "Die Totale The Early Thrshin' Days" un Ep di 20 minuti, formato da quattro tracce di puro Thrash metal stile vecchia scuola. Questo progetto nasce nel 2011; subito dopo aver completato la formazione con gli elementi mancanti, i quattro ragazzi di Perugia cominciarono a lavorare per portare a termine il loro obiettivo, cioè registrare l'ep di debutto che adesso proveremo bene o male a recensire. Come dicevo prima, quello che i ragazzi vogliono proporci è Thrash stile vecchia scuola, che ha reso intramontabili gli anni 80' grazie a band come Metallica, Megadeth, Anthrax, Testament per citarne alcune. Il fatto di ispirarsi a queste band però, toglie ogni singola traccia di originalità, dato che ogni riff, passaggio, rullata è già stata sentita dalle orecchie di un metallaro medio, almeno un centinaio di volte. Ma detto ciò, non possiamo certo dire che questo non sia un prodotto di  scarsa qualità, affatto; registrazione molto pulita e ben riuscita, grazie anche  al missaggio di Francesco Riganelli. Ma lasciando stare l'originalità, che ormai poche band oggi riescono ad avere e il "già sentito", mi soffermerei, non me ne voglia il cantante, sulla voce, perché non  si riesce bene a capire cosa il cantante voglia utilizzare; spazia tra un pulito che diventa quasi scream, ad un pulito che sembra quasi "stonato", come nelle tracce "Sentence to the Damned" e "False Justice" e non ci vogliono delle orecchie esperte per intuirlo. Molto meglio quando utilizza lo "scream" graffiante puramente da cantato thrash. Interessante invece, l'arpeggio che apre "(We Are) Mass Crysis" e tutto sommato anche tutto il brano risulta abbastanza piacevole, con continui cambi di tempo e riff molto ritmati. Questo ep, da reputare come biglietto da visita, tutto sommato non è male, considerando che la mancanza di originalità è una cosa anche dovuta, visto che i Nostri si vogliono ispirare ai punti di riferimento del passato. So benissimo che pur avendo i loro motivi e pensando al futuro in maniera positiva, non si aspettino di avere chissà quale successo. Vogliono solo suonare in locali  grezzi, mentre i fans moshano e bevono birra all'unisono e per questo obiettivo il loro genere è pressoché perfetto. Invece se hanno intenzione di diventare un nome importante nel panorama italiano e non, dovrebbero sicuramente rivedere alcune cose, partendo appunto dalla voce. Detto ciò, auguro a questi ragazzi il meglio per il futuro e aspetterò ansioso e curioso il loro primo full-length.
p.s. Ringrazio la band per avermi fornito tutto il materiale necessario.

-Marco



lunedì 1 luglio 2013

Immolation - Kingdom of Conspirance







Year: 2013
Genre: Death Metal
Label: Nuclear Blast
Sounds Like: Incantation (maybe)
Sentence: Solid and compact! (7,5)

Ed eccomi quì a recensire finalmente un album degli Immolation, non vedevo l'ora! Dopo aver consumato "Majesty and Decay" come si consuma un arancia in uno spremiagrumi, andrò a parlarvi della 9° fatica di questa band eccezionale, che più il tempo passa (e più la maggior parte delle altre band va nel baratro) e più la band newyorkese sforna capolavori sponda Death metal. Si allentano i testi e gli argomenti prettamente anticristiani (era ora), ma Ross Dolan con il suo growl ormai diventato inconfondibile toccherà sempre argomenti demoniaci, bui e dissonanti. Come album è senza dubbio il giusto proseguimento di "Majesty and Decay", sempre con assoli lamentosi e riff angolari molto contorti. Ma entriamo nei particolari. Stupenda "Indoctrinate, con un assolo davvero malato e morboso e con il classico ritornello che ti coinvolge sempre a sentirlo. Per quanto riguarda gli altri pezzi, troviamo una leggera somiglianza: Steve alle prese con un drumming  nel complesso veloce con alcuni rallentamenti quà e là, mentre Robert e Bill, ormai con una veterana esperienza nel campo del Death metal, ci cattureranno con il loro riffing macabro e pieno di sofferenza e distruzione. Come album scorre che è una meraviglia, soprattutto se siete fan sfegatati della band in questione come il sottoscritto e tranquilli che, gli ormai noti armonici artificiali, non mancheranno! "God Complex" è il classico pezzo della band di New York, solito riff con uso di armonici da parte di Bill ripetuto per quasi tutta la durata della canzone, mentre Robert si cimenta in riff diversi e più accellerati, e con questo assemblaggio si verrà a creare un'atmosfera cupa e tradizionale ormai per loro. Da spendere due parole sull'artwork; devo dire che non è molto rivisto, si intravedono alcune fuoriuscite di colore e come qualità si vede proprio che non è curato ai minimi dettagli, che proprio loro lo avrebbero voluto così? Rimane un mistero, fatto stà che, sempre per paragonarlo a Majesty and Decay, non è all'altezza senza dubbio, non solo per una questione di artwork...aimhè quel disco supera nettamente questo "Kingdom of Conspirance". Tornando a parlare di musica e non di disegni, devo dire che è il classico album che mi aspettavo, non pretendevo nè di più nè di meno da questa eccezionale band e proprio per questo lo giudicherò bene e  sono più che soddisfatto di aver recensito un album di una delle mie band preferite in assoluto. Inutile parlare di consigli per gli acquisti, se i newyorkesi vi gustano vi piacerà, altrimenti adios.

-Marco