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lunedì 7 ottobre 2013

Scent of Death - Of Martyrs's Agony and Hate






Year: 2012
Genre: Technical Death Metal
Label: Pathologically Explicit Recordings
Sounds Like: Immolation, Behemoth, Nile
Sentence: The Death Metal! (8,5)

Sicuramente non famosa nel mondo per le sue emergenti band di stampo death metal, la Spagna è qui per portarci (oltre agli acclamatissimi Wormed) un nuovo estratto davvero estremo: gli Scent of Death! Questo quintetto ritorna dopo ben 7 anni, dall'ultimo "Woven in the Book of Hate" nel quale grazie ad esso abbiamo imparato a conoscerli ed ad assaporare l'estremità made in Spagna. Ma oggi, il quintetto dopo molteplici cambi di line up è qui per marchiare la scena mondiale con un disco che, secondo me, ha buone possibilità di farlo: "Of Martyrs's Agony and Hate". Già dalla cover possiamo subito intuire una fortissima influenza di blasfemia nello stile e nei testi e già con questo elemento possiamo parlare di roba old school, anche se nel sound non mancheranno elementi moderni. L'album presenta 9 brani, di cui uno instrumental, all'insegna del death metal più estremo, molto influenzato da band come Immolation e Behemoth e Morbid Angel (vecchi, ovvio).

Qui di fianco l'attuale line up della band.


Ed ora analizziamo ogni traccia di questo "Of Martyrs's Agony and Hate".

Ad aprire le danze abbiamo "Awakening of the Liar", che inizia con la classica intro inquietante che ad un tratto lascia spazio al devasto prodotto da quella macchina di Rolando alla batteria e Sérgio alla voce, mentre le chitarre già si mostrano possenti e molto ben regolate nell'insieme. Classico brano death metal, con cambi di tempo allucinanti e formazione che non perde mai di potenza. Assolo molto alla Immolation, lento con armonici qua e là. Non si poteva iniziare in modo migliore.
"The Enemy of My Enemy", ti fa subito capire, che non avrebbe senso se non sorretto dal precedente; questo a significare che l'album deve essere sentito tutto d'un fiato, senza pause ne cambi di traccia, perché perderebbe gran parte della sua incisività. Anche qui troviamo a metà un assolo a rompere l'estremità poco prima raggiunta; non voglio essere ripetitivo ma qui a tratti sembra veramente di sentire gli Immolation, ma troviamo anche evidenti rimandi a "Zos Kia Cultus" dei Behemoth.
"Ego Te Provoco" inizia con i prima citati armonici, poi si stabilizza restando comunque sia imprevedibile in alcuni punti...e termina, con uno dei riff (sempre usando armonici) più belli di sempre.
"Feeling the Fear" è il brano (tralasciando l'instrumental) che dura di meno, quindi potete già immaginarvi la velocità d'esecuzione da farvi muovere la testa senza rendervene conto. Ma a questa brutalità, aggiungete qualche riff sulle note alte alla Behemoth: uno spettacolo per le orecchie.
"A Simple Twist of Fate" cerca di restare molto imprevedibile, cambiando spesso tempo e facendo alternare le chitarre di Bernardo e Jorge all'infinito, creando riff veramente  complessi e ben elaborati. Già arrivati a questo punto, ci si rende conto delle gran doti dei musicisti che non perdono di potenza e di lucidità dopo già oltre 20 minuti di estremità a livelli quasi disumani.
"Man Kills, God Too" in questo brano c'è subito da sottolineare la prestazione del vocalist Sérgio, possente e preciso come un orologio svizzero. Poco prima della metà si ha un riff che mi ha lasciato a bocca aperta, accompagnato subito dopo dalla notevole prestazione di Sérgio, che lascia poi spazio al solito assolo che arriva proprio al momento giusto. Fin'ora non posso altro che dire TANTA ROBA per le mie orecchie.
"The Fathers's Sins" anche qui non si può non sottolineare la bestiale prestazione di Sérgio e la mitraglia portata ai massimi livelli da Rolando. Armonici a raffica che precedono un momento in cui ho detto "ecco l'assolo", invece il brano finisce ripetendo più volte lo stesso riff; tanto per sottolineare l'imprevedibilità che possiede questo disco.
Ecco "The Sleeper Must Awake", il brano instrumental che è perfetto arrivati a questo punto, per staccare leggermente la spina. Oltre ad avere questo scopo però, devo dire che è ben fatto con  partiture di chitarra semi-distorta molto intriganti e inquietanti. Ma neanche il tempo di finire la descrizione dell'instrumental, che si riparte in quarta con "Sear Me in a Sea of Snakes" altro brano molto interessante, portato a millemila dagli ottimi strumentisti, che verso la metà (come quasi tutti gli altri i brani) cessa di massacrare e  ti spara un altro grande riff con contenuti armonici, fino all'arrivo dell'ultimo assolo, molto breve in questo caso.
Uh, che roba ragazzi! Ci siamo, è (sfortunatamente) finito e ora tocca ai giudizi. Intanto devo dire che mi è dispiaciuto che sia uscito alla fine del 2012 e non all'inizio del 2013, dato che io l'avrei messo tra i migliori di quest'anno tra i dischi death senza dubbio. Va beh, a parte questo, non smorziamo subito il suo valore, dato che secondo me in questo disco ci sono riff, passaggi, partiture e via dicendo, che potrebbero segnarlo come disco death del decennio. Cioè prendere gli Immolation, i Behemoth e le atmosfere dei Nile e metterle insieme in un unico album death metal! Roba da fantascienza, che i Scent of Death per mia (e spero anche vostra) fortuna hanno fatto. Avanti così ragazzi; ma non fateci aspettare altri 7 anni per il prossimo full-length!
p.s. Ringrazio la band per avermi spedito tutto il materiale necessario.

-Marco




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