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lunedì 23 dicembre 2013

Unhuman – Unhuman






Year: 2013
Genre: Technical Death Metal
Label: indipendent
Sounds Like: Cryptopsy
Sentence: Douces Pensèes (9,0)

Ammettiamolo: ognuno di noi che ha almeno ascoltato una volta nella vita i Cryptopsy non può non essere rimasto sconvolto dal livello di violenza e di cattiveria che permea quasi ogni tassello della discografia del quintetto canadese (in particolare quelli con Lord Worm al microfono). Un tipo di brutalità che capita raramente e che risulta difficilissima da realizzare facendo comunque in modo di risultare credibili e senza fare in modo che snaturi il sound di un gruppo rendendolo inascoltabile e pretenzioso di stupire. Ma tornando ai Cryptopsy, tra i loro progetti collegati (Neuraxis, Mythosis, Rage Nucléaire,  Nader Sadek,...) ce n'era uno in particolare che mi incuriosiva da qualche tempo: gli Unhuman. Questa band, guidata dall'attuale secondo chitarrista (solo in sede live) dei Cryptopsy, Youri Raymond, è attiva fin dal lontano 1995 ma nella sua carriera ha rilasciato solamente due demo, “Too Drunk for Nothing” (1999) e “Individual Timeless Reality” (2001) prima di far perdere le tracce col passare del tempo.... Almeno fino a quest'anno, quando lo stesso Raymond dichiarò di essere entrato in sala registrazione per realizzare il  debutto ufficiale, l'omonimo “Unhuman”, rilasciato il 27 ottobre in forma indipendente e mixato da Christian Donaldson (attuale chitarrista fisso dei Cryptopsy; coincidenze?). Mentre attendevo un qualche possibile download per l'album continuava a domandarmi se la mia attesa e la mia curiosità fossero stati ripagati con un bel album in grado di stupirmi e di ritenermi davvero soddisfatto. Vi posso assicurare che “Unhuman” ha fatto questo ed altro, a tal punto che lo considero il disco Technical Death Metal dell'anno (facendomi togliere dal piedistallo l'ottimo “Portals to Caanan” dei Deeds of Flesh) ed in grado di stupirmi in questo affollato 2013 che vede una marea di buoni album che però risultato quasi scontati se non uguali tra loro. Nella line-up della band, oltre a Raymond nel duplice ruolo di chitarrista/ cantante, troviamo nientemeno che Kevin Chartré alla seconda chitarra (attivo anche con Beyond Creation e Brought by Pain), il che fa già intuire come sarà il sound degli Unhuman.  Ok, se qualcuno qui pensa “E vabbè, allora saranno la copia sputata dei Beyond!” sta sbagliando malissimo: basta solo ascoltare l'iniziale “Chaotic Equilibrium” per capire come il quartetto sia personale nel sound al 100% senza copiare nessuno. La traccia è velocissima, soffocante, pieni di cambi di tempi ai limiti della follia e con una quantità colossale di riff e fraseggi da far venire la pelle d'oca. La ritmica (su cui opera la batteria di Alex Dupras e il basso a 7 corde di Matt Bérubé) è affilata e potentissima, ma quello che lascia davvero allibiti è la performance vocale di Raymond, che oltre ad un growl/scream d'impatto (quest'ultimo che più di una volta supera una decina di secondi) infarcisce il cantato con una serie di grugniti gutturali, acuti e inhale (senza toccare territori Slam Death o simili) che lo rendono macabro e malato, senza comunque intaccare più di tanto la scorrevolezza dell'ascolto. Probabilmente avrà preso lezioni di canto da Lord Worm, ma non ne sono sicuro....oltre alla già citata “Chaotic Equilibrium”, gli altri pezzi assolutamente consigliati sono “Douces Péenses”, la strumentale “[in]Human Being” (probabilmente la traccia più tecnica dell'album), la più melodica “Hallucinogenic Symphonia Delirium”, i saliscendi ritmici di “Once Again” e la mistica “Individual Timelesses Reality” (recuperata dal demo precedente insieme a “Psychotic Afterlife” e ri-registrate nuovamente), anche se tutto l'album riesce a stupire in più di un'occasione. I (pochi) difetti riscontrati nell'ascolto sono un eccessivo sforzo vocale da parte di Raymond: in un paio di volte ho notato come alcuni acuti e screaming fossero sforzati, il che li ha resi un po' fastidiosi, senza comunque portarlo a stonare con il resto delle canzoni o cose così. Altro neo che sento di sottolineare è il fatto di come la ritmica di Dupras e Bérubé, per quanto precisa e potente, sia in certi frangenti poco fantasiosa e priva di vere e proprie parti soliste (in particolare mi aspettavo di sentire più fraseggi di basso o un paio di assoli, anche perché Matt è un bassista che non ha assolutamente nulla da invidiare ad altri come Jeff Hughell o Mike Flores). In sintesi: 48 minuti di Technical Death Metal crudo, spietato, elaborato come pochi e condito con una cattiveria inaudita, senza dubbio ereditata dai padrini Cryptopsy ma rielaborata in maniera totalmente personale stupefacente. Assolutamente imperdibile!

-Lorenzo Tagliatesta


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