Per l'invio di EP, demo o full-length contattatemi a questo indirizzo: marco-gattini@hotmail.it

sabato 29 giugno 2013

Persefone - Spiritual Migration






Year: 2013
Genre: Progressive/Melodic Death Metal
Label: Vici Solum Productions
Sounds Like: Obscura, Wintersun, Children of Bodom, Dark Tranquillity
Sentence: A pearl in the sea of modern squallor (8,5)

Nella mitologia greca, Persefone venne rapita da Ade, che voleva farne la sua sposa......I Persefone fanno esattamente il contrario, e questo "Spiritual Migration", quarta fatica della band di Andorra, riesce a rapire l'ascoltatore e a trasportarlo in un Universo parallelo per tutta la consistente durata dell'album. Subito è evidente la mostruosa tecnica dei 6 componenti e la loro capacità compositiva, superiore a quella della maggior parte dei gruppi moderni, che fonde elementi djent e progressive ad un death metal melodico che richiama i primi Dark Tranquillity, ma anche band death tecniche come gli Obscura. Una somiglianza che forse altri hanno notato è quella con i Children Of Bodom in alcuni passaggi (specie quelli di tastiera). Il disco si apre con la monumentale intro "Flying Sea Dragons" che è seguita dalla spettacolare "Mind as Universe", una delle canzoni più belle del disco. Dopo "The Great Reality", un attimo di pausa con "Zazen Meditation", lenta e trascendentale, il primo vero e proprio viaggio mentale del disco. Subito dopo, ecco la canzone che ho preferito in assoluto: "The Majestic of Gaia", è immensa, una canzone che sicuramente consegnerà la band all'Olimpo del Melodic Death. Dopo le due parti di "Counsciouness" ecco un altro viaggio mentale, "Metta Meditation", e, dulcis in fundo..la title track, con molte più influenze djent rispetto alle canzoni precedenti, ma vera e propria perla del genere. Sperando che sia solo l'inizio di una lunga serie e che la band in questione esca dal nido in cui ancora è nascosta ora, non posso che augurare al sestetto i miei più sinceri auguri per il futuro.

-Niccolò Silvi






giovedì 27 giugno 2013

The Ocean - Pelagial






Year: 2013
Genre: Post Hardcore/Atmospheric/Doom
Label: Metal Blade Records
Sounds Like: Neurosis, Cult Of Luna
Sentence: From another planet (10)

Sono stato informato che sarebbe uscito "Pelagial" un disco, neanche si può definire così, che ti avrebbe portato in fondo all'abisso oceanico. Sono stato poi informato che dal punto di vista delle lyrics questo si sarebbe ispirato al film "Stalker" del 1979, un cult cinematografico portato alla luce dal regista Andrej Tarkovskij. Questa idea mi ha ispirato e intrigato, tanto da aspettare il disco con  ansia ed ascoltare e riascoltare la traccia rilasciata circa un mese prima sul web dalla Metal Blade Records. Dopo averlo ascoltato più di una decina di volte, mi sento pronto a poter, bene o male dire cosa ne penso ed esprimere i miei pareri al riguardo. Un disco senza dubbio con un tasso di creatività e tecnicismi molto alto, non parliamo di un disco normale, ma di un lavoro pieno di sentimenti, di poesia e che non si ferma, dove tutto si ferma, ma va oltre come la retta che in matematica va all'infinito, loro ci riescono con la musica. E' impensabile riuscire a creare certe melodie, infatti Dio quando li creò disse "Andate e con la musica date delle pippe incallite agli altri musicisti". Entrando nei particolari troviamo 11 movimenti, che ci introdurranno negli abissi oceanici più profondi. "Epipelagic" è la parte più alta delle zone oceaniche e dunque il primo movimento dell'album; breve introduzione, con pianoforte e sottofondo marittimo. "Mesopelagic" è il livello successivo e quì, quell'atmosfera di piena tranquillità comincia pian piano a svanire, fino a svanire del tutto con la comparsa di chitarre che si alternano tra il distorto ed il pulito, drum fantasma che poco a poco comincia a farsi sentire e altri 1000 effetti; l'eccitazione comincia a salire. La voce di Rossetti, potremmo dire che risulta essere semplicemente perfetta, ma sicuramente non è il punto di forza degli Ocean, infatti è stata rilasciata insieme a questa, la versione instrumental dell'album, per far capire quanto la voce conti poco di fronte a cotanta bellezza espressa dagli strumenti, per il quintetto tedesco. Il successivo stadio di profondità viene occupato da "Bathyalpelagic" o zona di mezzanotte, composta essa stessa da tre movimenti; nessuna luce può penetrare dove ci troviamo in questo momento. Questi brani mostrano l'apice dei tecnicismi e qualche scream di Rossetti qua e là. L'oceano comincia ad essere molto più movimentato rispetto a prima. Successivamente ci vengono posti altri quattro differenti movimenti tra cui: "Abyssopelagic" che si divide sempre in due movimenti; vediamo subito come continui sulla stessa riga del precedente, con rallentamenti evidenti. Quà l'oceano è mezzo mosso e mezzo calmo. "Hadopelagic", anche lui si divide in due movimenti; il primo è una traccia strumentale con riff molto lenti e coincisi, il secondo è invece l'opposto, con molto lavoro per Rossetti e per tutto l'arsenale di strumenti che la band sa maestrare in maniera ineguaiabile. Infine abbiamo "Demersal: Cognitive Dissonance" e "Benthic: The Origin of Our Wishes", ultimi due tasselli che chiudono il capolavoro in modo dissonante e poco prevedibile. Tirando le somme, dico subito che se stavate pensando agli The Ocean di "Heliocentric" dimenticateveli! Questo "Pelagial" risulta essere di un altro pianeta, sotto tutti i punti di vista, soprattutto sotto quello dell'intellettualità e non ci sono cazzi che tengano. Risulta essere di un altro livello, con un songwriting che la maggior parte delle altre band (se non tutte) si sognano. Siamo arrivati a riva, il viaggio negli abissi più profondi dell'oceano è finito. The Ocean grazie d'esistere e grazie di aver rilasciato ai noi comuni mortali, l'opportunità di poter sentire questa perla presa dal fondo dell'oceano che voi avete chiamato, Pelagial.

-Marco






lunedì 24 giugno 2013

Milking The Goatmachine - Stallzeit






Year: 2013
Genre: Grindcore/Death
Label: Noiseart Records
Sounds like: Cannabis Corpse, Napalm Death, Misery Index,  Goats
Sentences: Nothing of original...(6,5)

Le mucche fanno muu ma le capre fanno bruiii bruiiii urrr urrr trrr trrr trrr trrr trrr bruiiii rauraurauraur! I pionieri del grindcore provenienti dal pianeta GoatEborg sono tornati con un il loro ultimo lavoro: Stallzeit. Un concentrato di grindcore alla Misery Index e Napalm Death misto al Death metal dei Cannibal Corpse, leggermente ripetitivo ma molto catchy. Come i loro compagni di metallo morte ironici Cannabis Corpse giocano utilizzando un pò di ironia, roba da non prendere sul serio (When a goat loves a woman, beh la zoofilia forse è meglio evitarla); la durata media delle canzoni come vuole il grindcore, è sui 3 minuti e alternando chitarre motosega con breakdown, abusi di blast beats con tappeti di doppia cassa e l'uso di pig squeal (su questo pianeta pure le capre sanno grugnire = totally brutal) . Di questo album canzoni come The day I lost my bell, Salt lake city, Udder infection hanno sfumature che partono dai Cannibal Corpse odierni arrivando a parti semi-melodiche alla Swedish Death metal (con un po' di grugniti quà e là che male non fanno), roba già sentita ma sempre d'effetto. "CHINESE? JAPANESE DIRTY KNEES LOOK AT THESE" Look @ these probabilmente è il tormentone dell'album con una intro di una ragazzetta che continua a ripetere a random la suddetta frase; diventando una canzoncina grindeggiante che finirà per trivellarvi la testa con la frase della giornata. Milk em all sembra una parodia di una canzone dei Manowar con tributi ai grandi del Death  (non vi anticipo niente andate ad ascoltare va!), forse hardcore punkeggiante ma vabbè è grindcore che ci volete fare.

-Billy Repalam




sabato 22 giugno 2013

Fleshgod Apocalypse are coming...

I pionieri del Death metal italiano stanno per tornare con il loro terzo album "Labyrinth" che uscirà il prossimo 16 Agosto. Di seguito l'artwork e la tracklist:




1. Kingborn
2. Minotaur (The Wrath Of Poseidon)
3. Elegy
4. Towards The Sun
5. Warpledge
6. Pathfinder
7. The Fall Of Asterion
8. Prologue
9. Epilogue
10. Under Black Sails
11. Labyrinth

venerdì 21 giugno 2013

Hellucination - Ruins (EP)






Year: 2013
Genre: Death Metal/Groove
Label: Independent
Sounds Like: Human Error,Final Breath
Sentence: Not bad (6.5)

Ed ecco gli Hellucination (da non confondere con Hallucination), band puramente underground, che si presenta al pubblico con l'Ep "Ruins". Quello che ci propongono questi ragazzi è un Death metal molto groove con contaminazioni Speed Thrash. Da quel che possiamo intuire dall'Ep possiamo dire che il quintetto se la cava bene dal punto di vista tecnico, dato che presentano alcuni assoli non male, qualche rullata ben calibrata e un vocal che mi ricorda molto quello di Mille Petrozza (Kreator). Tra i pezzi troviamo "Let Her Bleed", che inizia con un riff ben mantenuto, al quale segue un assolo in tapping molto d'impatto e un riff in palm-muting con seguente armonico artificiale, molto alla Immolation. La successiva "Burning Cross" è il classico pezzo spezza-ossa (non a caso è a metà Ep) da band Death metal, con ritmi infernali e guitars che  picchiano duro. Per finire "The End of the Beginning" con riff iniziale che mi ricorda "War Ensemble" degli Slayer e con abuso di armonici artificiali, parti melodiche molto catchy e un assolo breve ma conciso. Passando alle conclusioni, direi che questi ragazzi fanno musica mettendoci il cuore, quello non lo metto in dubbio, però secondo il mio modesto parere dovrebbero cercare di trovare più originalità nei pezzi se puntano ad uscire dal guscio; tuttavia reputo l'Ep un buon inizio e gli auguro il meglio per il full-length.
p.s. Ringrazio la band per avermi passato il materiale necessario.

-Marco






giovedì 20 giugno 2013

Gorguts are coming...

Dopo ben 13 anni, ritroviamo finalmente una delle band più importanti in assoluto sponda Death metal.
Di seguito artwork e tracklist di "Colored Sands", uscita prevista per il 30 Agosto.




1. “Le Toit Du monde”
2. “An Ocean Of Wisdom”
3. “Forgotten Arrows”
4. “Colored Sands”
5. “The Battle Of Chamdo”
6. “Enemies Of Compassion”
7. “Ember’s Voice”
8. “Absconders”
9. “Reduced To Silence”


mercoledì 19 giugno 2013

Arcane Roots - Blood Chemistry






Year: 2013
Genre: Rock/Post Hardcore
Label: PIAS Records
Sounds Like: The Mars Volta, Refused, Biffy Clyro, Meshuggah
Sentence: Mind blowing (8,5)

Il Rock, ovviamente assieme a tante altre cose, sembra essere da anni in profonda crisi: si sforna sempre meno musica e le band che diciamo "ce la fanno" restano comunque incomparabili ai vari pesi massimi del passato, oggetto di vera e propria idolatria rispetto ad una scena contemporanea apparentemente spenta e inconcludente. L'avrete notato si che in paesi come l'Italia, per esempio, si suona in giro esclusivamente con gruppi cover dei soliti quattro gatti, alias Vasco, Ligabue, Litfiba (ma mettiamoci anche AC/DC, Pink Floyd, Queen), mentre, se già un In Your Honor dei pur sempre bravissimi Foo Fighters rispetto ad un Led Zeppelin II rischia di suonare derivativo, figuriamoci un qualsiasi (magari anche ottimo) disco di gente come Coldplay o Wolfmother. Se pensiamo poi che Album come DeLoused In the Comatorium o Songs for the Deaf hanno già' più di 10 anni, beh ci sarebbe quasi da disperare. Chi sono insomma le Rock Star di oggi? Chris Martin? Aiuto. Ed e' proprio in codesto panorama desolante che gruppi come gli Arcane Roots, micidiale trio proveniente da Kingston, Regno Unito, fanno ben sperare in un ritorno ed evoluzione di quello che e' forse l'unico genere insostituibile che l'essere umano abbia concepito. Esplosi nell'Underground Inglese con l'eccezionale EP "Left Fire", un piccolo capolavoro in equilibrio tra la follia di Refused, The Dillinger Escape Plan e la ricercatezza di At The Drive In Dredg assieme a ritornelli degni dei Dredg più ispirati, gli Arcane Roots si ripresentano nel 2013 con il loro attesissimo album di debutto, “Blood & Chemistry”. Andando subito al punto, il disco rappresenta forse il massimo di ciò che secondo il sottoscritto significa suonare Rock nel 2013, e basta anche soltanto la devastante opener “Energy is Never Lost, Just Redirected” per rendersi conto della caratura del prodotto: un brano diretto, cangiante e dalla fluidità disarmante, dove ritmiche Meshugghiane convivono senza problemi con giri melodici che perfino un Kurt Cobain avrebbe difficoltà a tirar fuori. Per gli Arcane Roots niente sembra impossibile, vincendo anche in contesti dove la semplicità fa da padrone grazie ad autentici capolavori come Resolve e Belief, canzoni dirette, melodiche, potenti, semplicemente bellissime. Andando avanti, il disco prosegue su tonalità alterne, raggiungendo picchi di intensità altissima in svariati punti, sia in termini di immediatezza che di aggressività, grazie a vocalità funamboliche, muri di chitarre intricate e potenti e una sezione ritmica inarrestabile; degni di nota soprattutto la suite “Slow” e “You Keep Me Here”, posta in chiusura e curiosamente simile per andamento a “Long & Low”, quasi una subliminale citazione al loro seminale EP di debutto “Left Fire” da cui e' tratta. Concludendo, il disco potrebbe essere molto facilmente definito un capolavoro, confermando ampiamente lo status di un gruppo già di per se' pronto ad un successo internazionale: “Blood & Chemistry” e' l'album che i Biffy Clyro non hanno mai scritto, e che probabilmente non scriveranno mai.

-Edoardo Casini



lunedì 17 giugno 2013

Ade - Spartacus





Year: 2013
Genre: Ancient Roman Death Metal
Label: Blast Head Records
Sounds Like: Nile
Sentence: This...is...Awesome!(Sparta) (8.5)

Ade, che dopo aver attirato l'attenzione su di sè con "Prooemivm Sangvine" del 2009, ritornano per proporci materiale nuovo con "Spartacus", un full-length all'insegna del Death metal ai tempi degli antichi romani. E se i Nile si ispirano all'antico Egitto, perché i Nostri non possono ispirarsi al grande Impero romano? Ma bando alle ciance ed andiamo ad analizzare questo Spartacus! Come già detto quello che questi ragazzi di Roma (città perfetta per il progetto in questione) vogliono proporci è Death metal moderno ispirato a musiche greche antiche utilizzate ai tempi dei Romani in clima di guerre; parliamo del periodo che va dal I secolo A.C. al IV secolo D.C. con l'accompagnamento di testi latini e inglesi che parlano ovviamente di guerre antiche ed Imperi. Progetto niente male, che richiede musicisti esperti e molto acculturati. Ed i Nostri non falliscono le aspettative. Infatti il quintetto in questione risulta essere ben preparato e ben istruito, ognuno fa il suo "sporco" lavoro in maniera perfetta, anche Simone che accompagna le sonorità estreme espresse dagli altri quattro, con oud, flauto, lira, darbuka e altri strumenti che hanno lo scopo di riportarci indietro di qualche secolo. Come sorpresa alquanto inaspettata, troviamo il mitico George Kollias (Nile) che batterà i  rullanti per noi, per la tutta la durata del disco. Direi che non potevano affidarsi a batterista migliore per il genere che propongono. Fatto sta, che se conoscevate questi Ade, sappiate che sono maturati molto rispetto agli ultimi lavori e quindi dovete assolutamente dedicargli un  ascolto; se come me invece, non li conoscevate...beh allora dovete lo stesso ascoltarlo perché merita, perché sa di nuovo, anche se di nuovo non ha poi molto e perché l'idea dell'antica Roma mi è piaciuta un sacco ed è stata anche molto originale. Ormai parlare di ateismo, argomenti satanici o anti cristianesimo, che è la stessa cosa, ha rotto i coglioni! E vedere che ci sono band, per di più italiane, che parlano di argomenti più interessanti, non può che farmi piacere.

-Marco




venerdì 14 giugno 2013

Burialkult - A Call From Beyond the Grave






Year: 2013
Genre: Thrash/ Black Metal
Label: Blood Harvest
Sounds Like: Possessed/ Darkthrone/ Marduk
Sentence: Hail satan (7)

Ecco i Burialkult, che dopo aver rilasciato una demo e un Ep, si ripresentano con il loro primo album: "A Call From The Grave". Questi ragazzi canadesi propongono un tipo di sound molto grezzo e maligno, molto simile a quello suonato dalle prime band Black metal, ovvero un black più tendente all'old school Death metal e al thrash. L'album è caratterizzato da cambi di tempo, riff velocissimi alternati a riff più doomish, assoli a velocità assurde con frequente uso della whammy bar, batteria molto precisa con assiduo utilizzo di blast beat e vocal molto "sporca" che sembra una via di mezzo fra scream e growl, con testi incentrati su satanismo, anti-cristianesimo e morte, da come si può facilmente dedurre dal fantastico artwork. Tutte le tracce dell'album si somigliano abbastanza, procedendo tutte sulla stessa linea, fatta eccezione per l'opener, "Hossana In The Depths", e "Provocations", due tracce di matrice Dark Ambient, che servono da preludio per il chaos e il delirio anti-cristiano più totale. Nonostante le canzoni siano piuttosto omogenee ritengo che gli episodi migliori siano: "A Call From The Grave", per il suo stile molto tendente al doom, che ricorda un po' i Candlemass, per poi esplodere travolgendo l'ascoltatore; e "I Am Torment", la quale colpisce per la sua  violenza e velocità, che non lascia un attimo di tregua. In conclusione questo, pur non essendo un lavoro molto originale, è sicuramente un ottimo disco Thrash/ Black suonato alla vecchia maniera, senza compromessi, e lo consiglio caldamente agli appassionati del genere e a chi, come me, sentiva la mancanza di un buon disco grezzo e marcio come questo in puro stile anni 90.

-Alessio




mercoledì 12 giugno 2013

Nero di Marte - Nero di Marte






Year: 2013
Genre: Progressive/Death Metal
Label: Prosthetic Records/Audioglobe
Sounds Like: Converge, Gojira
Sentence: Italian rules! (8)

Precedentemente conosciuti dal pubblico come "Murder Terapy", i Nostrani "Nero di Marte" decollano nel
panorama del metal mondiale con il disco omonimo "Nero di Marte".
Facenti parte di una label che racchiude gruppi molto sperimentali e con un'inventiva da vendere, i
bolognesi Nero di Marte ci propongono un Progressive metal, vista la ricerca di andare oltre la
canzone canonica e delle esecuzioni veramente cervellotiche, con evidenti influenze Hardcore, dato che
presentano a tratti un sound molto violento e intricato.Dal punto di vista tecnico, i musicisti in questione sono ben preparati e ci sanno davvero fare: Matteo Bolognini alle prese con la batteria non sbaglia un colpo e si muovo all'unisono con il bassista Andrea Burgio, mentre il tutto viene accompagnato dalle doppie chitarre, che spaziano dal progressive al Death metal senza mai perdere note e dalla vocal "strillante" di Sean Worrel che sà aggiungere all'immagine musicale un supporto necessario per farla stare in piedi. Se vogliamo potremmo paragonare tutto questo ad una creatura, una malefica e terrificante  creatura. All'inizio è calma ed ha solo qualche squillio, fino a quando si arriva a metà dell'opera; quà la terrificante creatura incomincia a svegliarsi pian piano fino a scaturire tutta la sua rabbia! Vocal stridule e graffianti, basso ipnotizzante e chitarre che si inseguono, come se la creatura stesse dando il meglio di sé. Poi la bestia stanca ed appassita si spegne quasi del tutto emettendo rumori sinistri e maligni, fino a risvegliarsi un ultima volta, per dare il colpo di grazia a tutto ciò che la circonda in quel momento. Il disco dunque risulta essere scorrevole, ma solo dopo alcuni ascolti; non fate l'errore di ascoltarlo una sola volta e poi archiviarlo perché non vi è piaciuto. Spendeteci tempo perché merita davvero! Per questa recensione, (come ce ne saranno altre in futuro) ho scelto di non analizzare pezzo per pezzo, perché descrivendoveli uno a uno, toglierei mistero e curiosità da parte vostra e l'enfasi che si prova ad ascoltarlo. Non cercate roba sempre più complessa e "strana" chissà in quale parte dell'emisfero, perché a volte i gruppi che meritano ce li abbiamo proprio sotto casa.

-Marco




lunedì 10 giugno 2013

Bleed From Within - Uprising






Year: 2013
Genre: Metalcore
Label: Century Media
Sounds Like: T.A.N.K., KillSwitch Engage
Sentence: Nothing original (5)

Tornano alla carica nel 2013 con il loro nuovo album, "Uprising" i Bleed From Within, una band
Metalcore scozzese. Questo gruppo viene fondato nel 2005, e nello stesso anno autoproducono il loro primo EP "In The Eyes Of The Forgotten", seguito due anni dopo dal secondo EP "Welcome to the Plague Year"; entrambi i lavori sono stati pubblicati con l'etichetta indipendente Four Aces. I brani di Uprising hanno ritmi energici e molto incalzanti, accompagnati da scream e growl ben eseguiti, ma con un sound caratterizzato dal genere a cui appartengono. Nonostante la buona esecuzione dei brani, purtroppo con quest'ultimo lavoro ci si accorge dell'effettiva mancanza di originalità da parte del gruppo, elemento di cui già peccava sin dagli esordi. Possiamo concludere col dire che questo album contiene canzoni puramente attinenti al genere del gruppo, ben strutturate e molto cariche con delle ritmiche piacevoli da ascoltare. Però il difetto principale, che penalizza molto questo lavoro, è quello della banalità di esse. Oltretutto i riff utilizzati sembrano solo frutto di un riciclo operato a regola d'arte di canzoni precedentemente pubblicate da altri gruppi. Proprio per questa mancanza di creatività da parte dei Bleed From Within, ritengo l'album banale e scontato, ancor di più di quanto non lo siano i precedenti.

-Giulia